Trump conferma la fiducia a Kelly

Nessun avvicendamento in vista alla Casa Bianca: il presidente Donald Trump ha confermato la sua “piena fiducia” al suo capo-staff John Kelly. Lo ha affermato la consigliera Kellyanne Conway parlando ai cronisti della Cnn, spiegando di aver parlato con il presidente e di come questi le abbia espressamente chiesto di rassicurare Kelly sulla sua situazione e che non è alla ricerca di eventuali sostituti. Il riferimento del presidente è alla situazione che, dopo le dimissioni del segretario di staff Rob Porter, finito al centro di accuse di violenza domestica, ha coinvolto anche il chief of staff (che ne era a conoscenza) e la direttrice della comunicazione della Casa Bianca, Hope Hicks, verso la quale Trump ha allo stesso modo confermato fiducia.

Conway: “Porter? Ha fatto bene a dimettersi”

Da parte sua, a ogni modo, Conway ha affermato di credere alle accuse delle due ex mogli di Porter: “Non ho motivo di non credere a queste donne”, ha detto. La consigliera, inoltre, ha spiegato che a supporto di queste tesi vi sono “contemporaneamente rapporti di polizia, donne che parlano all'Fbi sotto minaccia di spergiuro, fotografie… e quando guardate a tutto questo messo insieme, Rob Porter ha fatto la cosa giusta a dimettersi”. Frasi non proprio in sintonia con quella che era stata la linea di Donald Trump il quale, nella giornata di ieri, aveva parlato di vite rovinate da “pure affermazioni”: una posizione che aveva creato non pochi dissapori con il movimento #Metoo.

Le voci sulla sostituzione

E' anche vero, però, che negli ultimi due giorni i media statunitensi avevano parlato di un Donald Trump pronto a valutare la possibilità di un avvicendamento nel ruolo di capostaff con Kelly, chiamato proprio per gestire al meglio le relazioni interne fra il personale, addirittura disponibile a farsi da parte. Né la presunta offerta di Kelly né le mosse del Tycoon, però, hanno ricevuto conferme anche se nelle ultime ore era uscito fuori anche un nome per l'eventuale sostituzione: quello di Tom Barrack, ex presidente esecutivo del comitato per l'inaugurazione di Trump presidente, il quale però avrebbe dichiarato di non essere interessato.

Voto sui “dreamers”

Intanto, scongiurato lo shutdown, il leader della maggioranza repubblicana in Senato, Mitch McConnell, ha programmato un voto procedurale per lunedì sera, prima del quale verrà discussa la situazione dei “dreamers”: un appuntamento cruciale, sul quale si era consumata buona parte dello scontro fra Democratici e Repubblicani. Le previsioni di dibattito sono tutt'altro che ottimistiche: c'è da risolvere il nodo sul muro al confine con il Messico, per il quale Trump ha chiesto all'opposizione 25 miliardi in cambio della cittadinanza per 1,8 milioni di figli di migranti illegali. Impasse da risolvere entro il 6 marzo, data di scadenza del cosiddetto Daca, il provvedimento varato da Obama per i “dreamers” ma bannato dal presidente.