Sudan: sale a 60 il numero delle vittime

Non si fermano le violenze in Sudan. Il bilancio delle vittime è salito a 60 morti. “Del nostro sit-in non resta più niente, solo i corpi dei nostri martiri che non possiamo evacuare” avevano commentato le opposizioni che da settimane agitano le proteste nella capitale Khartoum. Continua dunque il braccio di ferro tra la giunta militare, al potere in Sudan dopo la cacciata lo scorso aprile dell’ex dittatore Omar al Bashir, e gli attivisti che chiedono una rapida transizione democratica ed un governo civile.

La fine delle trattative

Lunedì sera il Consiglio dei Militari di Transizione, l’organo che dalla caduta del governo detiene il potere, ha annullato tutti gli accordi raggiunti con la principale coalizione di opposizione del Paese ed ha convocato nuove elezioni, che si dovrebbero tenere entro nove mesi. Nella giornata di lunedì, le violenze dei militari avevano causato la morte di almeno 30 persone. Tuttavia, il portavoce del Consiglio militare, Shams al Deen al Kabashi, ha negato che gli attacchi fossero rivolti contro i manifestati ma ha parlato di un’azione contro criminali comuni nascosti nelle zone limitrofe al sit-in ammettendo, però, l'intenzione di rimuovere tutti i blocchi stradali della capitale.

La denuncia

L'alleanza per la Dichiarazione della libertà e del cambiamento, la principale organizzazione che rappresenta i dimostranti nei negoziati, accusa i militari di aver sparato pallottole vere ed aver usato lacrimogeni e manganelli contro gli attivisti. Tuttavia, nonostante la dura repressione dell'esercito, i dimostranti continuano a sfidare i militari costruendo nuove barricate nei sobborghi della capitale.

Ramadan

Oggi in Sudan, paese mussulmano, si celebrerà la fine del mese sacro. Come dichiarano diversi attivisti, migliaia di persone scenderanno in strada per festeggiare nonostante la giunta militare abbia detto che la festa sarebbe cominciata domani. Secondo Mohammed Yousef al-Mustafa, un portavoce dell'Associazione dei professionisti sudanesi che ha guidato la protesta, la decisione dei militari mirava a tenere le persone in casa dopo il 'massacro' di lunedì.