Siria, la Turchia avanza: si valutano contromisure

Desta preoccupazione l'offensiva turca in Siria e non solo per il rischio di stravolgimento dei delicati equilibri mediorientali. Otto chilometri di sfondamento a Tal Abyd, altri a Ras al Ayn, stesse misure che, a rovescio, costituiscono l'arretramento delle forze curde verso l'interno del Paese. Obiettivo 30 per la Turchia, che intende creare una zona di sicurezza a scapito dell'etnia che, finora, si era rivelata decisiva per l'arretramento dell'Isis (il cui rinvigorimento viene considerato fra le variabili in orbita attorno all'operazione di Ankara). Un'iniziativa che in molti scoraggiano, compresi gli Stati Uniti ma che, ora come ora, non ha visto passi concreti in direzione di una frenata. La Turchia fa leva sul tema profughi, l'Europa condanna ma resta prudente e gli Usa si limitano a “inocraggiare fortemente” le forze militari turche a ripensarci e tornare indietro, parlando della possibilità di inviare un contingente negli Emirati al fine, probabilmente, di rafforzare l'influenza americana in un'area già fortemente rimpolpata dai marines per via dello scontro aperto con Teheran.

La situazione

Nel frattempo, il fronte nord-orientale siriano continua a essere mangiato pezzo per pezzo dall'offensiva turca che, secondo quanto riferito finora da fonti di Ankara e altre vicine alle forze curde, avrebbe già provocato 227 vittime fra i miliziani (definiti “terroristi” dal governo turco) e 11 fra la popolazione civile. E, a proposito della risalita delle milizie daesh, il sedicente Stato islamico ha rivendicato un attacco tramite autobomba avvenuto a Qamishli, nella zona sotto il controllo curdo del nord della Siria, non troppo distante dall'area in cui l'operazione “Fonte di pace” è stata avviata. Un attentato, che avrebbe provocato “diverse vittime” e che è stato confermato dalla piattaforma Site, praticamente nelle stesse ore in cui, a Tel Abyad, quattro combattenti dell'Esercito libero siriano (Els), alleato della Turchia, venivano uccisi. Anche un soldato turco sarebbe rimasto ucciso.

Contromosse

Intanto, in Occidente si cerca una via d'uscita, cercando di tradurre in fatti concreti le condanne arrivate finora solo verbalmente nei confronti di Erdogan. La possibilità più plausibile è che Europa e Stati Uniti optino per l'applicazione di rigidi dazi nei confronti di Ankara: per quanto riguarda Washington, ad avanzare la proposta è stata la deputata Liz Cheney (sostenuta dal Partito repubblicano), mentre in ambito Ue, della questione se ne discuterà nel prossimo Consiglio europeo.