Si dimette Volker, l'inviato Usa in Ucraina

Cade la prima tessera del domino Kievgate. Si tratta di Kurt D. Volkerinviato speciale del Dipartimento di Stato per l'Ucraina il quale, nel bel mezzo della bufera con protagonista il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sospettato diaver fatto pressioni sul presidente ucraino per indagare sul figlio del democratico John Biden, ha deciso di dimettersi dal suo incarico. Una rottura brusca, che apre una lacerazione politica interna, con i leader democratici che chiedono l'impeachment per il presidente Usa e lo stesso che nega di aver agito contro le regole.

Il caso

Venerdì scorso, Volker ha informato delle sue dimissioni il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, sostenendo che sarebbe risultato “impossibile” continuare a ricoprire il suo incarico dopo gli sviluppi degli ultimi giorni. Ex-ambasciatore della NATO, Volker è stato nominato funzionario della Casa Bianca per aiutare l'Ucraina a risolvere la crisi innescata dalle rivendicazioni “separatiste” nei confronti della Russia. Nel caso scatenato dalle rivelazioni sulla telefonata fra Trump e il presidente ucraino Zelensky, Volker avrebbe agito come “mediatore” fra Kiev e la Casa Bianca. Nello specifico, su richiesta degli Ucraini, il funzionario statunitense avrebbe organizzato un incontro con Rudolph Giuliani, ex-sindaco di New York e legale del presidente Usa. L'incontro tra Giuliani e il consigliere presidenziale ucraino, Andriy Yermak, sarebbe avvenuto dopo una colazione informale tra Volker e lo stesso Giuliani. A comprovarlo sarebbe uno scambio di messaggi che l'ex-sindaco di New York ha riporato in un tweet:
#show_tweet#
Dopo la colazione, Volker avrebbe organizzato un incontro tra i funzionari dei due Paesi, una teleconferenza, prima del meeting dal vivo, avvenuto a Madrid il 2 agosto scorso. Apprese le dimissioni di Volker, Giuliani ha dichiarato: “Sapevano tutto quello che stavo facendo. Quindi, è stato fatto con l'autorizzazione e su richiesta”: per il legale di Trump, i messaggi scambiati con Volker, confermano che tutto è stato fatto alla luce del sole.

Relazioni difficili

Volker ha assunto una posizione di rilievo nella gestione della “crisi Ucraina”. Formatosi alla NATO, oggi ricopre anche il ruolo di direttore esecutivo del McCain Institute for International Leadership presso la Arizona State University di Washington, D.C. Il suo ruolo è stato vitale nella ricucitura del ponte fra la Casa Bianca e Kiev, dopo l'aperta diffidenda di Trump al governo ucraino, entrato in carica nell'aprile scorso. Il presidente Usa aveva, infatti, definito gli Ucraini dei “corrotti” che “hanno cercato di abbattermi” e le sue parole avevano generato non poca diffidenza nell'esecutivo di Zelensky. Nonostante le ripetute richieste del presidente Usa di incontrarlo, Zelensky si è sempre smarcato, posticipando la data di un futuro incontro. Nei mesi scorsi non ha agevolato alle relazioni bilaterali la notizia che la Casa Bianca aveva deciso di bloccare gli oltre 391 milioni di dollari di aiuti destinati all'Ucraina. Volker, che non ne era al corrente, ha tuttavia continuato a lavorare alacremente per il disgelo fra i due Paesi, riuscendo a concordare un incontro tra i due durante la visita di Trump a Varsavia, meeting slittato a causa del rinvio della visitia da parte del presidente a causa dell'emergenza del ciclone Dorian: secondo indiscrezioni riportate dal quotidiano The New York Times, al posto di Trump, è stato il vicepresidente Usa, Mike Pence ad incontrare il leader ucraino nella capitale polacca.

Teste che cadono

Le dimissioni di Volker sono le ultime di una sfilza di destituzioni che stanno avvenendo alla Casa Bianca. Negli ultimi mesi, ha lasciato il posto John R. Bolton, consigliere per la sicurezza degli Stati Uniti. Nella medesima, delicata sezione, si annoverano anche Fiona Hill, funzionaria europea dello staff del Consiglio di sicurezza nazional e Dan Coats, a capo dell'intelligence della Casa Bianca: i tre hanno sempre espresso vicinanza a Kiev nella crisi del Donbass e le rivendicazioni di Mosca. Segno dei rapporti fragili con l'Ucraina è l'attuale sede vacante dell'ambasciata statunitense a Kiev, dopo il licenziamento, nel maggio scorso, dell'ambasciatrice Marie L. Yovanovitch, ritenuta “insufficientemente leale” secondo la Casa Bianca, eppure con una storia diplomatica di lungo corso, risalente all'amministrazione Obama.