Sì di Strasburgo alla “fase due”

L'Europarlamento di Strasburgo ha raccomandato al Consiglio europeo di passare alla “fase due” dei negoziati sulla Brexit. Una risoluzione a riguardo è stata approvata dalla plenaria di Strasburgo con 556 voti a favore, 62 contrari, 68 astenuti. Londra, si sottolinea, deve però “rispettare gli impegni presi“.

La risoluzione

Nella risoluzione si sottolinea che sono cinque le questioni in sospeso da risolvere, affinché il Parlamento possa approvare l'accordo finale, prima dell'uscita del Regno Unito nel 2019. La prima è l'estensione della protezione dei diritti dei cittadini Ue anche ai partner futuri di questi. I cittadini dell'Ue e del Regno Unito che richiedono lo status di residente permanente dovrebbero inoltre avere a disposizione, secondo il Parlamento europeo, una procedura amministrativa snella. Ancora, le decisioni della Corte di giustizia Ue sui diritti dei cittadini dovrebbero essere vincolanti e dovrebbe essere definito il ruolo del mediatore europeo per dare seguito alle denunce dei cittadini. Il diritto alla libera circolazione dei cittadini britannici attualmente residenti negli Stati membri dell'Ue-27 dovrà essere garantito e, infine, il Regno Unito dovrà rispettare gli impegni assunti nei confronti dell'Irlanda del Nord. Per il periodo di transizione, che deve essere limitato nel tempo, i deputati chiedono che l'intero “acquis”, il corpus normativo comunitario (compresi i diritti dei cittadini) sia applicabile alla Gran Bretagna.

Ottimismo

Antonio Tajani si è detto “ottimista” sulla “fase due”. “Dobbiamo assicurare – ha spiegato – che la dichiarazione congiunta Ue-Gb sia pienamente e fedelmente tradotta nella formulazione del trattato per l'uscita. Non ci saranno discussioni sulle relazioni future se i principi contenuti nella dichiarazione non saranno implementati“. 

Sprint

Theresa May ha, intanto, la Camera dei Comuni che il Parlamento britannico potrà votare sulla European Union (Withdrawal) Bill, la futura legge quadro della Brexit, “ben prima” che il divorzio da Bruxelles diventi realtà. La premier non ha ha tuttavia garantito alcuna data nel testo del ddl, come invece chiede una pattuglia di “ribelli” del gruppo Tory, tutti favorevoli a una “soft Brexit”, in un emendamento presentato dall'ex attorney general Dominic Grieve