Scontri davanti ambasciata Usa a Beirut

Gas lacrimogeni, cannonni ad acqua e centinania di bandiere per protestare contro la decisione statunitense di riconoscere Gerusalemme come capitale d'Israele. E' questa la situazione di fronte all'ambasciata americana a Beirut, nel distretto di Awkar, dove la manifestazione è sfociata in scontri con le forze di sicurezza del Libano. La polizia libanese è intervenuta quando alcuni manifestanti hanno tentato di aprire con forza il cancello dell'ambasciata. Secondo quanto comunicato da alcuni media, ci sarebbero dei feriti, ma non è ancora chiaro quante persone siano rimaste coinvolte. I manifestanti, molti dei quali con il volto coperto da kefiah, hanno sventolato bandiere palestinesi e gridato slogan contro Donald Trump e gli Usa

Proteste anche in Svezia e Indonesia

Ma le manifestazioni e le proteste contro la decisione del presidente statunitense di voler riconoscere Gerusalemme come capitale d'Israele, non si sono fermate entro i confini dei Territori palestinesi. Infatti nella notte, bombe molotov sono state lanciate contro la sinagoga di Goteborg, in Svezia. Nessuno è rimasto ferito, ma la polizia svedeese ha deciso di incrementare le misure di sicurezza attorno alla sinagoga e al centro ebraico adiacente. Inoltre, tre persone sono state arrestate con l'accusa di incendio doloso. La scorsa settimana si erano tenute manifestazioni di protesta anti-americane e anti-israeliane anche a Stoccolma e Malmo. “Siamo con i palestinesi”, “Usa andatevene da al Quds”, sono alcune delle scritte che spiccavano sui cartelloni sorretti da migliaia di indonesiani che si sono ritrovati davanti all'ambasciata americana a Giacarta per protestare contro la decisione di Donald Trump. Anche il presidente dell'Indonesia, Joko “Jokowi” Widodo ha condannato con forza la decisione del presidente Usa, definendola una violazione delle risoluzioni dell'Onu.