Russiagate: Trump valuta la rimozione del procuratore speciale

Donald Trump potrebbe rimuovere Robert Mueller, procuratore speciale con il compito di far luce sulle interferenze russe sulla campagna presidenziale Usa. A evocare “l’ipotesi politica esplosiva” a NewsHour Pbs è stato Christopher Ruddy, amico personale del presidente americano. “Io credo che stia forse valutando di chiudere” ha spiegato.

Confidente

Ruddy, amministratore delegato di Newsmax Media e membro del Mar-a-Lago Club di Trump a Palm Beach, in Florida, ha confermato le sue affermazioni al Washington Post, senza tuttavia fornire maggiori dettagli. Secondo lo stesso Ruddy sarebbe “un errore molto significativo” da parte di Trump compiere questo passo. Il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer si è limitato a precisare che pur essendo stato alla Casa Bianca lunedì Ruddy non ha incontrato Trump. “Chris Ruddy parla per sé”, ha poi tagliato corto.

Possibilità

Le dichiarazioni di Ruddy poggerebbero secondo lo stesso amico di Trump su quelle fatte pubblicamente – durante lo scorso fine settimana – da Jay Sekulow, membro del team legale personale del presidente, intervenuto a “This Week” di Abc News. Il fatto che Trump starebbe considerando la possibilità di agire per allontanare Mueller “emerge in modo chiaro dalle parole di uno dei suoi legali in televisione di recente”, ha affermato Ruddy. Rispondendo alle domande dell’intervistatore Sekulow aveva detto di “non voler speculare” sull’ipotesi secondo cui il presidente potrebbe voler silurare Mueller.

Scelta rischiosa

Trump ha il potere di rimuovere il procuratore speciale. Mueller è stato nominato dal vice ministro della Giustizia Rod Rosenstein e Trump può ordinare a questo di rimuoverlo oppure invalidare le procedure che hanno portato alla sua nomina e licenziarlo di persona. Tuttavia dal punto di vista politico si tratterebbe di una mossa azzardata: un tentativo analogo da parte di Richard Nixon in pieno Watergate portò alle dimissioni di due alti funzionari del Dipartimento alla Giustizia. Rosenstein è peraltro chiamato oggi a deporre nel corso di due udienze al Congresso e dovrà rispondere a domande sul Russiagate e a questo punto, alla luce delle dichiarazioni di Ruddy, sull’indipendenza del Dipartimento della Giustizia.