Rod Rosenstein in bilico

L'aria si sta facendo sempre più irrespirabile per Rod Rosenstein, viceministro della Giustizia degli Stati Uniti che, a pochi giorni dalla bagarre esplosa a seguito delle rivelazioni del New York Times, si è ora recato alla Casa Bianca per discutere il suo futuro. Inizialmente era stata diffusa la notizia della sua decisione di rassegnare le proprie dimissioni. Un addio che lo avrebbe reso diverso da quello di altri pezzi da novanta dello staff presidenziale, quasi tutti rimossi da Donald Trump in persona. La notizia è stata diffusa dai media statunitensi, secondo i quali la decisione di Rosenstein era stata comunicata verbalmente al capo di gabinetto della Casa Bianca John Kelly. Nonostante la doppia smentita, dunque, il vice-attorney sarebbe comunque in bilico fra la possibilità di un licenziamento e la decisione autonoma di rimettere il suo incarico, lui che ricopre anche il ruolo di responsabile del Russiagate (che aveva assunto a seguito del ricuso del suo superiore Jeff Sessions).

La vicenda

La posizione di Rosenstein aveva iniziato a traballare subito dopo che il Nyt aveva diffuso indiscrezioni sulla sua presunta idea, successiva al licenziamento di James Comey, di registrare le conversazioni del presidente degli Stati Uniti al fine di trarre informazioni utili per l'indagine di Mueller (da lui incaricato, altro punto fortemente criticato dal Tycoon) sulle presunte collusioni fra l'entourage dell'allora candidato Trump e Mosca durante le presidenziali del 2016. Qualche ora fa, lo stesso presidente aveva fatto sapere, durante una conferenza stampa nel Missouri, come fosse necessario “sradicare il fetore persistente al dipartimento della Giustizia”. Secondo quanto riferito da Aixos, che ha citato una fonte vicina a Rosenstein, il vice-attorney si aspetterebbe di essere licenziato anche se, nei giorni scorsi, Donald Trump si era detto indeciso sul futuro del numero due del Dipartimento.