Riunione di emergenza sul rublo. Centri commerciali presi d’assalto

Un riunione di emergenza sulla crisi valutaria del rublo è stata convocata dal premier russo Dmitri Medvedev nella sua residenza di Gorki. Sono stati invitati, oltre ai ministri economico-finanziari, la governatrice della Banca centrale Elvira Nabiullina, i vertici delle autorità fiscali e i dirigenti delle maggiori società esportatrici dell’energia. Il rublo – ha detto Medvedev – “oggi è sottovalutato” e il suo cambio “non riflette l’attuale situazione dell’economia”. Il premier ha definito tuttavia “senza senso imporre una regolazione estremamente rigida in questa sfera” ed auspicando mosse basate su meccanismi di mercato”. Il capo del governo ha inoltre assicurato che la Russia “ha le riserve necessarie per conseguire tutti gli obiettivi economici e politici”.

Ieri si sono registrate lunghe code nei grandi centri commerciali per spendere il maggior numero possibile di rubli nel timore che perdano ulteriore valore, come successe nel 1998, alla vigilia del default. La gente ha assaltato gli shopping center affrontando file anche di cinque ore nella notte, lasciando molti scaffali vuoti. Secondo il quotidiano Vedomosti, a causa del crollo del rublo i grandi distributori di auto straniere hanno sospeso la fornitura ai concessionari, che a loro volta hanno congelato le vendite. La Apple ha sospeso le vendite online in Russia: “A causa delle fluttuazioni estreme del valore del rublo, il nostro negozio online in Russia non è al momento disponibile, mentre rivediamo i prezzi. Ci scusiamo con i clienti per il disagio”, si legge in un comunicato.

La banca centrale russa ha speso quasi 2 miliardi di dollari per difendere il rublo lunedì. Lo rende noto lo stesso istituto. Nel 2014 gli Stati Uniti sono stati il primo produttore mondiale di greggio, con 11,7 milioni di barili al giorno. E’ quanto riferisce l’Up nel preconsuntivo petrolifero. Gli Usa, con la forte accelerazione dovuta all’estrazione di shale oil, hanno superato la Russia (al secondo posto, stabile con 10,9 milioni di barili). L’Arabia Saudita si conferma terza con 9,5 milioni di barili. In generale, è salita ancora la quota dei Paesi non Opec (da 50,5 a 52,2 milioni di barili), mentre è stabile quella Opec.