Restano in carcere Junqueras e i “due Jordi”

L'ex vicepresidente catalano Oriol Junqueras, l'ex ministro degli Interni Joaquim Forn e i “due Jordi”, Sanchez e Cixart, restano in carcere. Lo ha deciso il Tribunale supremo spagnolo. Rimessi in libertà, invece, sei dei sette componenti del gabinetto di Carlers Puigdemont, ma con una cauzione da 100 mila euro.  

Decisione

La decisione del magistrato spagnolo Pablo Llarena interviene a poche ore dall'inizio della campagna per le elezioni catalane del 21 dicembre cui non potranno quindi partecipare Junqueras, leader e capolista di Erc, il primo partito catalano, e Jordi Sanchez, “numero due” sulla lista di Junts Per Catalunya (JxCAT) guidata dal president deposto Puigdemont, in esilio a Bruxelles.

Rischio violenza

Il giudice ha motivato la decisione con “un rischio di reiterazione del reato“, ritenendo “le loro azioni direttamente vincolate con una esplosione di violenza“. Il fronte indipendentista ha sempre rilevato che il “processo” è stato esclusivamente pacifico e democratico e considera i 10 leader incarcerati “detenuti politici” dello stato spagnolo.

Elezioni difficili

Junqueras e i sette ministri sono stati arrestati ai primi di novembre dopo la proclamazione della “Repubblica” da parte del Parlament catalano il 27 ottobre. I due Jordi sono in carcere preventivo da metà ottobre, accusati di “sedizione“. Il President deposto Carles Puigdemont e 4 ex ministri sono in esilio in Belgio inseguiti da un mandato di arresto e da una richiesta di estradizione della Spagna. La procedura davanti alla giustizia belga dovrebbe durare un paio di mesi. Otto dei 10 detenuti politici e tre degli esiliati in Belgio sono candidati alle elezioni del 21 dicembre. Sono accusati di presunta “ribellione” per avere portato avanti il progetto politico dell'indipendenza della Catalogna. Rischiano 30 anni di carcere. I due candidati più autorevoli alla presidenza della Catalogna se il fronte indipendentista vincerà come prevedono i sondaggi, Puigdemont e Junqueras, dovranno fare campagna rispettivamente da Bruxelles e dal carcere.