Razak si difende: “Solo debolezze”

Dopo l'arresto l'ex premier malese Najib Razak è stato formalmente incriminato per corruzione in relazione allo scandalo riguardante il fondo statate 1Malaysia Development Bhd (1Mbd) che proprio lui aveva creato nel 2009.

Alla sbarra

L'ex capo del governo è comparso davanti ai giudici. Tre i capi di imputazione, 2 per violazione di fiducia e 1 per abuso di potere. Najib si è dichiarato non colpevole per tutti i reati contestati, ognuno dei quali prevede una pena fino a venti anni di carcere. La pubblica accusa ha chiesto una cauzione di quattro milioni di ringgit (circa un milione di dollari) ma i giudici hanno optato per una cauzione da un milione di ringgit in denaro e per il ritiro dei due passaporti diplomatici per l'ex primo ministro caduto in disgrazia.

Lo scandalo

Najib dovrà rispondere di 42 milioni di ringgit trasferiti tra l'agosto 2011 e il marzo 2015 da una sussidiaria del fondo statale per gli investimenti nelle risorse energetiche, Src International, sul suo conto personale. Qualora fosse riconosciuto colpevole, l'ex primo ministro caduto rapidamente in disgrazia dopo la sconfitta elettorale del 9 maggio scorso, dovrà anche pagare una multa per una cifra non inferiore al quintuplo del valore dei fondi al centro del processo.

Difesa

“Accetto il fatto che oggi sia il mio giorno e la mia famiglia subirà le accuse di tutti“, ha affermato in un messaggio pubblicato su Twitter dopo l'arresto, al quale è allagato un video di poco più di due minuti, che appare registrato in precedenza. “Agli amati malaysiani, se vedete questo video significa che un'azione è già stata presa contro di me. Voglio chiedere scusa e cercare il perdono di tutti i malaysiani”, si legge nella traduzione comparsa su diversi media in lingua inglese. Il popolo della Malaysia, ha proseguito Najib, “merita la migliore guida e nonostante abbia cercato di fare del mio meglio, ci sono state molte debolezze”.