Pyongyang replica alle minacce di Trump: “Sciocchezze, con lui serve la forza assoluta”

“Un mucchio di sciocchezze“. Così il regime di Pyongyang, in un comunicato, bolla le minacce di Donald Trump. “Solo la forza assoluta”, aggiunge la nota, può funzionare con chi è “privo di ragione“. La Corea del Nord, dunque, non si lascia intimidire dalle parole di James Mattis, che aveva intimato a Kim Jong-un di smetterla con “azioni che potrebbero portare a una fine del suo regime e alla distruzione della sua gente“. Ma soprattutto dall’avvertimento di “fuoco e furia” se la minaccia nucleare non si fermerà, lanciato direttamente dal presidente Usa.

“Il mio primo ordine da presidente è stato rafforzare e ammodernare il nostro arsenale nucleare – aveva twittato Trump -. E’ ora più forte e più potente che mai. Speriamo di non dover mai usare questa forza ma non ci sarà un momento in cui non saremo la nazione più potente del mondo“. Parole che, secondo la ricostruzione del New York Times, avrebbero colto di sorpresa lo stesso entourage della Casa Bianca.

Il segretario di Stato, Rex Tillerson, che giorni fa ha paventato la possibile apertura di un negoziato con Pyongyang strutturato su quattro punti di garanzia (nessun piano per destituire il leader Kim Jong-un, favorire il collasso del regime, accelerare le azioni di riunificazione della penisola coreana e inviare truppe Usa sopra il 38/mo parallelo), è intervenuto per rassicurare gli americani che “possono dormire sonni tranquilli“.

Anche Guam, fortificazione militare Usa più vicina alle “aree calde” nel mar delle Filippine e avamposto delle basi di Okinawa (la vera “portaerei” nel Pacifico puntata verso la Cina/penisola coreana), è diventato il target di un ipotetico attacco del Nord, “possibile in ogni momento” dopo le minacce di Trump. La Cina, alleato storico e sempre più critico verso Pyongyang, ha misurato fin nei dettagli la reazione affidandosi a una nota diffusa in serata dal ministero degli Esteri e mettendo in guardia dai rischi della retorica che ha portato all’attuale situazione “altamente complicata e sensibile“. “Ci auguriamo che tutte le parti rilevanti parlino con cautela e si muovano con prudenza, evitando di provocarsi a vicenda e un’ulteriore escalation della tensione, battendosi per il ritorno quanto prima possibile al corretto binario del dialogo e dei negoziati“.

Un allerta chiaro a fermare le provocazioni reciproche mentre il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha continuato a invitare Pyongyang a considerare l’offerta americana esposta da Tillerson. Oltre alla preoccupazione e alle critiche ai toni usati, rimarcate da Ue e Nuova Zelanda, e all’appello alla moderazione della Germania e all’elogio alla determinazione di Trump del presidente francese Emmanuel Macron, emerge la perplessità sulle linee dell’inquilino della Casa Bianca.

Il senatore repubblicano John McCain è tornato alla carica. “Obietto alle parole del presidente, perché bisogna essere sicuri si possa fare quanto si dice”, ha spiegato. In gioco credibilità e prestigio della presidenza, di un’intera nazione e del ruolo di superpotenza. Intanto il Nord ha liberato Lim Hyeon-su, pastore canadese di origine coreana, “per motivi umanitari”, ha riferito l’agenzia Kcna. Arrestato all’ingresso nel Paese a gennaio 2015 con una missione umanitaria dalla Cina, Lim era stato condannato poi a dicembre all’ergastolo e ai lavori pesanti perché riconosciuto colpevole di “complotto sovversivo” contro Pyongyang.