Pyongyang, ancora un test missilistico

Aqualche settimana dall'improvvisa visita a Panmunjon da parte di Donald Trump, la Corea del Nord sembra tornata sugli standard di un anno e mezzo fa, quando le attività missilistiche, a corto e a lungo raggio, erano nel pieno della loro foga sperimentale. Pyongyang, attraverso l'agenzia ufficiale Kcna, ha infatti confermato di aver effettuato un ulteriore test missilistico, il terzo in una settimana. Missili a corto raggio questa volta, quelli che preoccupavano il Giappone ma che, ora, sembrano aver messo nel mirino la vicina Corea del Sud, oltre che le basi americane presenti in quel Paese. La testata, come le due precedenti, è finita in mare ma la preoccupazione destata dal ritorno alle sperimentazioni balistiche sta iniziando a preoccupare sia Seul che Washington, con il rischio concreto che il delicato lavoro fatto fin qui per convincere Kim a desistere dalla nuclearizzazione del suo Paese possano rivelarsi vani.

Rischio tensione

Come detto, tre lanci in poche ore: decisamente troppi, considerando che si avvicinano agli standard del periodo più complicato per quanto riguarda l'escalation missilistica della Corea del Nord, risalente al periodo in cui gli incontri di Singapore e Hanoi erano ancora lontane ipotesi diplomatiche, come del resto (a maggior ragione) la visita del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, all'interno della zona demilitarizzata al confine fra le due Coree. Un incontro che appariva di buon auspicio ma che, ora come ora, vede accompagnare ai negoziati per la denuclearizzazione di Pyongyang la possibilità di una nuova fiamma di dissapori non solo con Washington ma anche con Seul, direttamente (stando a Kcna) interessata dai tentativi dell'esericto nordcoreano. Un malcontento che, a ogni modo, almeno per il momento non sembra scuotere più di tanto il Tycoon che, all'indomani del doppio lancio di pochi giorni fa, aveva dichiarato di non avere nessun problema di fronte a missili a corto raggio. Il problema, semmai, risiede nel gesto più che nelle immediate conseguenze: un segno tangibilie di una rimostranza che, ora come ora, sembra attanagliare Pyongyang più che Washington e che, di sicuro, non gioverebbe a delle trattative già duramente compromesse dal naufragio del vertice in Vietnam.