Proseguono gli scontri, altri 2 morti a Granada

Almeno due persone sono decedute e altre cinquanta sono rimaste ferite nei violenti scontri che sembrano senza soluzione di continuità in Nicaragua. Le due vittime sono state registrate a Granada, dove si sono scontrati gli oppositori al governo di Daniel Ortega e i gruppi armati del sandismo che agiscono insieme a delinquenti del quartiere Barrio Maldito, con la complicità delle forze dell'ordine. Secondo il quotidiano La Prensa, nella città – che è uno dei principali centri turistici del Paese – regna il caos a causa dei tafferugli, concentrati nella zona di Arroyo Carita. Alcuni testimoni hanno segnalato gruppi di persone a volto coperto che hanno saccheggiato vari esercizi commerciali, oltre ad aver preso d'assalto la sede comunale. 

La testimonianza dei Salesiani

Come riportato da Ans, il 5 giugno alle 5:30 del mattino, sono scoppiati scontri tra bande e gruppi che difendono la città. Da quell’ora è così iniziata una battaglia campale nel settore della chiesa Xalteva, a poche centinaia di metri dall’Istituto Salesiano “Don Bosco” di Granada. Alle 7:45 sul luogo sono stati portati dei prigionieri del sistema carcerario di Granada ed è stata realizzata una barricata ad un isolato di distanza dalla scuola. Questa situazione ovviamente ha messo in allarme i genitori degli allievi, che hanno deciso di richiamare i loro figli. Tutt’intorno potevano sentirsi colpi di mortai, spari e lanci di lacrimogeni.

Il giovane José Maltez, 22 anni, oratoriano, aveva lasciato la sua casa per osservare la situazione. “Il ragazzo è morto per un colpo preciso al torace, secondo un modus operandi utilizzato dalla polizia nazionale per 'giustiziare’ i manifestanti”, ha detto una portavoce degli “autoconvocati” di Granada all’agenzia Efe .

Nella stessa giornata, presunti paramilitari e agenti della polizia nazionale hanno bruciato il Municipio di Granada e attaccato gli abitanti del dipartimento. Delle fonti locali riferiscono che all’interno erano immagazzinate munizioni e bombole di gas.  Questi gesti di violenza si verificano nel mezzo di una crisi sociopolitica che proprio il 5 giugno ha raggiunto i 50 giorni in Nicaragua, e che ha lasciato sul campo almeno 127 morti e oltre un migliaio di feriti, secondo la Commissione Interamericana dei Diritti Umani.