Pressing del Congresso sulla Casa Bianca

Il Campidoglio mette sotto pressione Donald Trump sul giallo legato alla scomparsa di Jamal Khashoggi, editorialista saudita dissidente scomparso nel consolato di Riad a Istanbul lo scorso 2 ottobre. 

Monito

Il Congresso, ha spiegato il presidente repubblicano della commissione Affari esteri Marco Rubio, è pronto a prendere provvedimenti laddove risultasse che l'Arabia Saudita sapesse o fosse coinvolta nel caso e Trump non dovesse adottare misure dure contro Riad. 

Fase critica

L'amministratore delegato di JpMorgan, Jamie Dimon e il presidente di Ford, Bill Ford hanno, intanto, fatto sapere che non si recheranno al mega vertice organizzato da Riad e denominato la “Davos nel deserto” in segno di protesta. Il giallo rischia di minare il rapporto fra gli Stati Uniti e un alleato storico del Medio Oriente. Non solo, l'affaire potrebbe avere ripercussioni sull'ambizioso programma di riforme varato da Riad e messo in campo dal principe ereditario, Mohammed ben Salmane. Ieri la Borsa saudita è arrivata a lasciare sul terreno il 7%, il calo più forte da tre anni a questa parte, per poi chiudere a -3,5%. Il vertice saudita è stato organizzato dal 23 al 25 ottobre. Questa iniziativa, organizzata insieme alla conglomerata giapponese Softbank, che oggi a Tokyo perde il 7%, punta a fare da megafono all'ambizioso piano di investimenti di Riad “Vision 2030“. Gli annunci di Dimon e Ford fanno seguito a quelli del ceo di Uber, Dara Khosrowshahi, di quello di Viacom, Bob Bakish e del co-fondatore di Aol, Steve Case. Anche alcuni big dei media, come Cnn, il New York Times e il Financial Times hanno fatto sapere che non seguiranno il meeting saudita. Il segretario al Tesoro Usa, Steve Mnuchin, sembra invece che abbia ancora in programma di partecipare.