Post contro il giudice, ancora guai per Roger Stone

Finisce di nuovo al centro della bufera Roger Stone, ex consigliere di Trump arrestato un mese fa nell'ambito dell'inchiesta sul Russiagate. L'ex uomo forte dell'entourage del Tycoon, infatti, ha ricevuto un'ordinanza da parte del giudice federale Amy Berman Jackson che ha drasticamente limitato la possibilità di parlare pubblicamente del suo caso, dopo che sul suo profilo Instagram era apparso un post che ricordava il mirino di una pistola contro un'immagine che sembrava essere proprio quella del magistrato. Con tale disposizione, Stone non potrà parlare dell'indagine pubblicamente né fare riferimenti ad altre persone coinvolte nel caso che lo riguarda. Pare che nello stesso post, inoltre, si facesse riferimento all'istituzione del processo contro di lui solo “per dare spettacolo”, in quanto il giudice in questione era stato nominato da Barack Obama.

L'udienza

Immediatamente è arrivata la lettera di scuse da parte dei legali di Stone al giudice Jackson. L'interessato ha dichiarato di averla firmata ma di non averla scritta anche se, successivamente, ne ha parlato in udienza davanti alla stessa Jackson, alla quale avrebbe però fornito spiegazioni controverse, senza perciò ottenere clemenza dal magistrato, secondo il quale l'immagine pubblicata aveva chiari risvolti negativi nei suoi confronti. A nulla sono valse le scuse di Stone, dettosi sinceramente dispiaciuto per l'accaduto, visto che il giudicie ha sentenziato di aver “seri dubbi sul fatto che lei abbia imparato qualcosa”, decretando che “da questo momento in poi, il convenuto non può parlare pubblicamente di questo caso, nessuna affermazione sul caso in TV, radio, giornalisti o Internet. Nessun post sui social media”.

L'arresto

Roger Stone era stato arrestato il 25 gennaio scorso nell'ambito dell'indagine di Robert Mueller, soprattutto per via dei presunti rapporti intrattenuti con WikiLeaks. Secondo l'accusa, infatti, Stone avrebbe fatto da tramite fra l'entourage di Trump e gli hacker russi che avevano messo nel mirino il Partito democratico, mentre WikiLeaks aveva diffuso i documenti sottratti. Nell'udienza di 4 giorni successiva, datata 29 gennaio, l'ex consigliere si era dichiarato comunque innocente.