Peschereccio italiano sequestrato da una motovedetta tunisina

Il peschereccio mazarese “Anna Madre” è stato sequestrato nella notte da una motovedetta tunisina mentre si trovava in acque internazionali, a sud di Lampedusa.

La dinamica

Cinque militari tunisini armati sono saliti a bordo dell’imbarcazione e hanno rinchiuso in una cabina il comandante, Giacomo Giacalone. Poi, hanno assunto il comando e hanno invertito la rotta dirigendosi verso il porto di Sfax, importante centro economico della Tunisia, dove dovrebbero giungere nel primo pomeriggio. A dare la notizia è Giampiero Giacalone, uno degli armatori dell’imbarcazione che appartiene alla società “Pesca giovane srl”.

Divergenze

Secondo Tunisi, il peschereccio al momento dell’abbordaggio si trovava in acque nazionali. Di diverso parere l’armatore, che assicura come Anna Madre navigasse in acque internazionali. La Marina Militare italiana è subito intervenuta con un elicottero. La stessa imbarcazione è già stata minacciata più volte dalla dogana tunisina in passato per lo spesso problema legato ai confini in mare.

Il sindaco: “Questione politica”

“Questo sequestro è un fatto inquietante, non solo. Il capitano del peschereccio è stato praticamente arrestato sotto la minaccia delle armi e rinchiuso in cabina. Un fatto gravissimo”, ha commentato Nicolò Cristaldi, il sindaco di Mazara del Vallo, intervistato da Adn Kronos.

“E’ inquietante – prosegue Cristaldi – perché è lo stesso peschereccio che stava per esser sequestrato già ad agosto. Si ha la sensazione che fosse una caccia ben precisa, una forma di ritorsione”. Per Cristaldi “rimane il problema di carattere generale, che non può esser esaminato come fatto individuale”. “Il fatto è che il controllo è affidato solo alla Marina militare”, dice il sindaco.

“La questione è politica e non viene affrontata. I rapporti bilaterali devono essere ripresi al più presto con la Tunisia”. Cristaldi parla anche di “disastro economico perché gli armatori si allontaneranno sempre di più da Mazara del Vallo”. E conclude: “Attendiamo che l’imbarcazione arrivi a Sfax e poi attiveremo i canali diplomatici, prima di allora è impossibile”.