Perché la rotta del Mediterraneo è la più pericolosa

Quello attraverso il Mediterraneo è “di gran lunga il viaggio più mortale” per i migranti, con almeno 33.761 tra vittime e dispersi accertati fra il 2000 e il 2017. Lo dice il rapporto delle Nazioni Unite, realizzato dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), dal titolo “Four Decades of Cross-Mediterranean Undocumented Migration to Europe“, che analizza l'evoluzione e le caratteristiche di oltre 40 anni di flussi migratori che hanno attraversato il Mediterraneo.

Rotta chiusa

Il documento sottolinea come “il più alto numero di decessi, 5.096, sono stati registrati nel 2016, quando la rotta più corta e relativamente meno pericolosa dalla Turchia alla Grecia è stata chiusa in seguito all'accordo Ue-Turchia”. Chiudere le rotte più corte e meno pericolose “può aprirne di più lunghe e rischiose, aumentando la possibilità di morire in mare”, ha detto il professor Philippe Fargues dello European University Institute, tra gli autori del report che denuncia “una correlazione negativa tra i numeri dei passaggi in mare e la probabilità di morire durante il viaggio: più alti sono i numeri, meno è la probabilità di morte”.

Migrazione irregolare

La ricerca mostra il fenomeno della migrazione irregolare attraverso il Mediterraneo verso l'Europa “mediante le diverse rotte a partire dagli anni Settanta, in particolare analizza la grandezza dei flussi, l'evoluzione delle rotte verso il sud dell'Europa, le caratteristiche dei migranti, la differenza tra migrazioni economiche e forzate e il tasso di mortalità durante i viaggi via mare“, spiega il rapporto. Secondo i dati riportati dall'Oim, “più di 2,5 milioni di migranti hanno attraversato il Mediterraneo in modo non autorizzato dagli anni Settanta”.

Le origini dei flussi

In particolare, i flussi irregolari sono aumentati in seguito all'introduzione da parte degli Stati occidentali di un visto per i lavoratori provenienti da Nord Africa e Turchia, in seguito all'aumento della disoccupazione dovuta alla crisi petrolifera del 1973. “Queste politiche hanno incoraggiato chi era già in Europa a restare, hanno incrementato la migrazione irregolare dei familiari per raggiungere i loro parenti in Europa e hanno dato via al business dei trafficanti“, sottolinea il rapporto che evidenzia le differenze tra i flussi dall'Africa verso l'Italia attraverso la Libia e quelli della rotta orientale verso la Grecia attraverso la Turchia. “Gli arrivi in Italia dal Nord Africa partono principalmente dai Paesi sub-sahariani come conseguenza di forti pressioni migratorie”, come la “crescita della popolazione e limitate opportunità di vita, tassi di disoccupazione alti e scarsa stabilità politica, governativa ed economica”, spiega il documento. “Gli arrivi in Grecia dalla Turchia dal 2009 sono principalmente di cittadini di Paesi di origine colpiti da conflitti e instabilità politica, come Iraq, Afghanistan e Siria”.