Palestinese ucciso dalla polizia, gli arabi israeliani si ribellano

L’uccisione “a sangue freddo” da parte della polizia di Israele del palestinese sospettato di essere l’attentatore che ha ferito gravemente Yehuda Glick, 48 anni, rabbino di origini americane e attivista di estrema destra, ha provocato manifestazioni a Kafr Kanna, Abu Gosh, Um-al-Fahem, Shaab e nelle università di Tel Aviv e Haifa.

La polizia di Israele ha innalzato il livello di allerta in seguito alle proteste nel Paese. Il portavoce della polizia Micky Rosenfeld ha spiegato che la soglia di allerta è salita al secondo livello più alto. Mentre il dipartimento di indagini interno alle polizia sta investigando sull’uccisione del 22enne per determinare se sia stato seguito il giusto protocollo. Le tensioni si aggiungono a quelle registrate negli ultimi giorni a Gerusalemme, dove i palestinesi si stanno scontrando quasi quotidianamente con la polizia in merito all’accesso alla Spianata delle moschee, ci sono quindi scuole chiuse, negozi sbarrati, manifestazioni e scontri con le forze dell’ordine. Il nuovo livello di allerta è il più alto nel Paese dalla fine dell’offensiva lanciata da Israele quest’estate sulla Striscia di Gaza.

Ieri un militare israeliano di soli 20 anni è stato accoltellato in una stazione a sud di Tel Aviv. L’aggressore è stato arrestato: sarebbe un 18enne palestinese originario della Cisgiordania, che si trovava illegalmente in territorio israeliano. E dopo qualche ora l’azione è stata emulata presso una fermata dell’autobus a Alon Shvut, insediamento ebraico in Cisgiordania a sud-ovest di Gerusalemme, da un altro palestinese che ha accoltellato tre coloni in attesa nell’area usata anche dagli autostoppisti. Il bilancio è pesantissimo: morta una 25enne, ferito gravemente un giovane di 26 anni, più leggermente un 50enne. La polizia ha confermato che l’aggressore palestinese è stato ucciso da una guardia. Il fatto è avvenuto vicino a Gush Etzion, dove lo scorso giugno sono stati rapiti e uccisi i tre giovani israeliani, innescando la durissima rappresaglia di Israele sulla Striscia di Gaza.

Benjamin Netanyahu, parlando ai membri del partito Likud, ha detto che userà tutti i mezzi disponibili per fermare i disordini che da settimane si verificano a Gerusalemme est, nel nord di Israele e a Tel Aviv. Il primo ministro israeliano ha aggiunto che perseguirà nuove misure, inclusa le demolizioni delle case degli istigatori. E ha “invitato” gli arabi israeliani protagonisti delle manifestazioni di protesta a considerare la possibilità di trasferirsi in Cisgiordania o nella Striscia di Gaza. “Credetemi, non vi creeremo difficoltà in questo cammino”.

Clima di tensione che si respira anche a Gaza, dove la settimana scorsa, alla vigilia della visita di Federica Mogherini nel suo nuovo ruolo di responsabile della politica estera dell’Unione europea, una decina di bombe hanno preso di mira le case e le auto di membri di al Fatah, il partito del presidente palestinese Abu Mazen, che ha accusato dell’azione Hamas e, attraverso un portavoce, lo ha definito “con l’Is, le due facce della stessa medaglia”. Accuse che il movimento islamico ha respinto, condannando a sua volta gli attentati.