Pakistan, kamikaze in una moschea sciita: l’attacco rivendicato dai talebani

Il movimento Jundullah, fazione dei talebani pachistani, ha rivendicato l’attentato compiuto ieri a Rawalpindi. La città fa parte della provincia del Punjab e dista solo 15 km dalla capitale, Islamabad. Secondo alcuni testimoni e fonti ospedaliere, ieri un uomo armato si sarebbe fatto esplodere davanti ad una moschea sciita causando la morte di almeno 3 persone e decine di feriti. Dalle indagini è emerso che il kamikaze, non riuscendo a entrare nella moschea, abbia scelto di attivare l’esplosivo all’esterno dell’edificio, provocando una tremenda deflagrazione. Quella di ieri è solo l’ultima di una serie di aggressioni contro la minoranza musulmana sciita in Pakistan, Paese a maggioranza sunnita che considera gli sciiti come apostati.

L’attentato, secondo Jundullah, è la risposta all’operazione militare in corso nel Waziristan del Nord. L’esercito pachistano ha sferrato infatti da giugno scorso una vasta operazione denominata Zarb-e-Azb nel Waziristan settentrionale in risposta all’eccidio di bambini nella scuola militare di Peshawar. Giorni fa il direttore generale dell’Inter service public relation (Ispr), il generale Asim Saleem Bajwa, ha reso noto che nelle operazioni sono stati uccisi almeno “2.000 militanti”.

L’odio fondamentalista dei talebani non risparmia neppure le Ong che operano per la popolazione. Quattro volontari impegnati nella campagna di vaccinazione contro la poliomielite sono stati trovati morti dopo essere stati rapiti sabato in Baluchistan, nel sud ovest del Paese. Lo riferiscono fonti dell’amministrazione locale, spiegando che le vittime sono un vaccinatore, due poliziotti e l’autista del team. Il Pakistan è uno dei soli tre Paesi al mondo, con Afghanistan e Nigeria, dove la poliomielite resta endemica. Gli attacchi contro la campagna di vaccinazione, che per i Talebani è una copertura per attività di spionaggio occidentali, hanno causato la morte di 71 persone dal dicembre del 2012.