Ordine di arresto per l'ex presidente Correa

Guai in vista per l'ex presidente dell'Ecuador, Rafael Correa, verso il quale è stato richiesto e approvato un ordine di arresto per non essersi presentato in tribunale nell'ambito di un'inchiesta su un rapimento. La richiesta è stata formulata dal Procuratore generale all'Interpol (alla quale è stata effettuata domanda di estradizione per l'ex numero uno del Paese che, da circa un anno, risiede in Belgio) e accettata dalla Corte di Giustizia nazionale: Correa è stato chiamato a comparire in aula ogni 15 giorni a partire dai primi di giugno per collaborare all'indagine sul caso dell'ex legislatore ecuadoriano Fernando Balda, rimasto vittima di un tentato rapimento nel 2012. Una vicenda verso la quale Correa ha sempre negato ogni possibile coinvolgimento.

La vicenda

L'ex presidente dell'Ecuador, in carica dal 15 gennaio 2007 al 24 maggio 2017, sarebbe dovuto comparire in modo inderogabile e, mancando all'udienza, è scattata la misura di detenzione preventiva nei suoi confronti. Correa, da parte sua, affermando la sua estraneità alla vicenda ha altresì riferito di essere soggetto a una persecuzione politica da parte dei media in relazione al caso Balda. Per questo, alcuni giorni, fa aveva annunciato di essere in procinto di studiare la possibilità di richiedere asilo in un Paese amico. Un'idea paventata da Correa e confermata iln parte dal suo avvocato, Caupolicán Ochoa, il quale ne ha parlato al termine di un'audizione in cui il procuratore provvisorio, Paul Perez, aveva chiesto di insaprire le misure precauzionali.

Balda: “Persecuzione? E' un crimine di Stato”

Per la difesa dell'ex presidente dell'Ecuador “non si tratta di fare giustizia, si tratta di vendicarsi. Il giusto processo non è stato rispettato e tutte le garanzie sono state violate”. A ogni modo, non appena dovesse rientrare a Quito, Correa verrebbe subito trasferito nella prigione 4 dove, al momento, anche il vicepresidente del suo ultimo governo, Jorge Glas, è recluso in merito alla vicenda Odebrecht. Al momento, tuttavia, l'ordine non può ancora essere esecutivo, in quanto i difensori di Correa hanno impugnato il provvedimento: “Ha tutto il diritto di appellarsi e richiedere asilo politico in qualsiasi Paese – ha detto Fernando Balda -. Ma da oggi, annuncerò che farò attivismo politico nelle ambasciate dei Paesi in cui l'Ecuador è presente, a partire da quella in Belgio in modo che, con i documenti, possano vedere che questa non è una persecuzione politica ma un crimine di stato”.