Obama ricorda Mandela a 100 anni dalla nascita

Accolto da un'ovazione a prescindere e con sfavillanti slogan “Yes we can” a richiamare i suoi otto anni di presidenza, Barack Obama è atterrato a Johannesburg con un doppio proposito: celebrare degnamente il Mandela Day e il centesimo anniversario dalla nascita dell'ex presidente del Sudafrica e Premio Nobel per la Pace nel 1993, e fare il punto su una politica internazionale che prosegue su toni accesi e mai così lontani da quella che fu l'idea fondante del suo soggiorno alla Casa Bianca. Era da molto tempo che non arrivava un palco così importante per l'ex presidente americano, chiamato davanti a una folla di oltre 15 mila sudafricani (oltre che al presidente Cyril Ramaphosa e alla vedova dell'ex leader sudafricano, Graca Michel) per parlare di diritti umani e fratellanza fra i popoli, gli stessi valori per i quali Mandela si battè fino all'ultimo giorno della sua vita. Ma i tempi, come ammesso dallo stesso Obama, “sono strani e incerti” e il mondo dell'informazione ci porta “titoli da capogiro e inquietanti”.

Riferimenti sottintesi

Nessun rieferimento esplicito alla politica trumpista e, ancor meno, al presidente stesso. Tuttavia, non era un mistero che all'interno del suo discorso Obama si sarebbe lasciato andare a qualche critica rispetto agli atteggiamenti dell'attuale inquilino della Casa Bianca, specie dopo il pirotecnico tour europeo fra Londra ed Helsinki durante il quale, fra May e Putin, affondi all'Ue e alla Germania, Trump ha lasciato non pochi argomenti di discussione. Ma, nelle ultime settimane, a tenere banco negli Usa non sono stati tanto i dazi o il Russiagate, quanto la politica di confine adottata con i migranti messicani, riguardante la separazione delle famiglie al di qua del Rio Bravo.

Il discorso

Temi che, in modo sottinteso, Obama ha riportato all'interno del suo spazio oratorio, non a caso intitolato “Rinnovare l'eredità di Mandela e la cittadinanza attiva nel mondo”, il discorso di più alto profilo tenuto dall'ex presidente dopo la fine del suo incarico, nonché il suo primo ritorno in Africa dopo aver lasciato lo Studio ovale: “E' un dato di fatto – ha spiegato – che la discriminazione razziale esiste ancora negli Stati Uniti e in Sudafrica”. Particolarmente sentite le parole di introduzione dell'attuale presidente della Repubblica sudafricana, Ramaphosa, il quale ha ricordato che “come primo presidente afroamericano Barack Obama è sulle spalle dei giganti: anche lui è stato influenzato da generazioni di grandi che sono venuti prima di lui. Dal più umile degli inizi, essi hanno rappresentato le masse e raggiunto il culmine del potere e dell'influenza. Così facendo sono stati in grado di elevare i diritti e le ambizioni dei diseredati e dei deboli, uomini e donne, bianchi e neri”.

Attacco alla politica di oggi

“Guardatevi intorno – ha detto Obama – la politica dell' uomo forte sta dilagando, coloro al potere stanno cercando di minacciare tutte le istituzioni e le norme che danno un significato alla democrazia”. Anche qui sottinteso ma decisamente percettibile il riferimento alla presidenza Trump, della quale il predecessore ha criticato anche l'atteggiamento verso la stampa (definita “sotto attacco”) e l'uso eccessivo dei social, anche e soprattutto come mezzo di propoganda: “Questo era uno di quegli argomenti su cui non pensavo di dover dare lezioni – ha detto Obama richiamando all'attenzione su quanto viene condiviso via internet -. Dovete credere ai fatti. Senza fatti, non c'è una base per cooperare. Se io dico che questo è un podio e tu che è un elefante, sarà molto difficile. Non ci può essere un punto di incontro se qualcuno dice che il clima non sta cambiando, mentre tutti gli scienziati del mondo affermano il contrario”.

Mandela

Ma lo spazio maggiore Obama lo ha riservato all'uomo per il quale ha compiuto questo viaggio, Mandela, di cui condivide idee e pensiero, ammirandone al contempo il coraggio: “Credo nelle idee di Mandela, condivise da Gandhi, King e Abraham Lincoln, credo in un progetto basato sull'equalità, giustizia, libertà, e in una democrazia multirazziale costruita sul principio che siamo creati tutti uguali e abbiamo dei valori inalienabili. Ci può essere più pace, più cooperazione in nome di un bene comune. Ma per questo, dovremo lavorare di più, e con più intelligenza”.