Nuovo affondo di Erdogan: “Ue fascista, dopo il referendum rivedremo i rapporti”

Dopo il referendum sul presidenzialismo la Turchia potrebbe rivedere le sue relazioni con l’Unione Europea “fascista e crudele“, simile a quella precedente alla Seconda guerra mondiale. Lo ha annunciato il presidente Recep Tayyip Erdogan. Ankara, ha aggiunto, d’ora in poi non permetterà più a nessun europeo nel suo Paese di compiere azioni di “spionaggio” con vari pretesti.

La crisi diplomatica, insomma, non accenna a rientrare, come testimoniano anche le parole del ministro turco della Giustizia, Bekir Bozdag. “Dopo aver visto l’atteggiamento di Germania, Olanda, Austria e altri Paesi Ue, capisco quanto sia importante il nostro tentativo di cambiare il sistema” ha detto riferendosi al presidenzialismo. Bozdag ha poi accusato Bruxelles di difendere “terroristi e golpisti” che agiscono contro Ankara. Il ministro ha anche annunciato un colloquio telefonico in giornata con il suo omologo Usa, Jeff Sessions, per tornare a discutere della richiesta turca di estradizione di Fethullah Gulen, che Ankara ritiene la mente del fallito colpo di stato del 15 luglio. Del caso si occuperà anche il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu, a Washington per un summit della Coalizione anti-Isis.

Intanto il sindaco di Strasburgo, Roland Ries, si è opposto a un comizio di Recep Tayyip Erdogan, previsto a inizio aprile nel capoluogo alsaziano. “Sono ostile a questa venuta con i rischi di oltraggio all’ordine pubblico. Ancora di più, dopo le parole contro la cancelliera tedesca Angela Merkel” ha scritto il primo cittadino in un messaggio rivolto al ministero dell’Interno che sull’argomento ha l’ultima parola. I servizi del presidente turco hanno contattato la società Vega, che gestisce la sala Zenith di Strasburgo. Secondo Rue89 Strasbourg, Erdogan intende arrivare a inizio aprile, a qualche giorno dal referendum del 16 aprile per la riforma costituzionale turca che estende i suoi poteri, in particolare, sulla nomina di giudici e procuratori. Il governo di Ankara ha lanciato una intensa campagna all’estero, dove gli espatriati hanno ormai diritto di voto, suscitando tensioni con l’Europa, in particolare, con i Paesi Bassi. In Francia, la comunità turca conta circa 700.000 persone, di cui 160.000 nell’est del Paese.