Nuovi arresti nelle città curde, i comuni del sud-est passano sotto il controllo di Erdogan

Le città governate dai curdi nel sud-est della Turchia stanno finendo, una dopo l’altra, sotto il controllo del presidente Recep Tayyip Erdogan.

Nelle ultime 48 ore, un’ondata di nuovi arresti di amministratori locali, accusati di legami con i “terroristi” del Pkk, ha aperto la strada al commissariamento di altri 4 grandi centri, dove al posto dei sindaci eletti il governo di Ankara ha inviato i suoi uomini di fiducia. Van, Siirt, Tunceli e Mardin, dove i curdi del Dbp – branca locale dell’Hdp – avevano stravinto le elezioni, sono adesso nelle mani di Erdogan.

Un giro di vite che non si ferma e rischia di scatenare nuove tensioni, dopo che una settimana fa un attacco attribuito al Pkk è già costato la vita all’inviato governativo che aveva preso il posto del sindaco eletto di Derik, nella provincia di Mardin. Le municipalità curde commissariate dopo la stretta seguita al fallito golpe sono ormai più di 30. In manette erano già finiti anche i co-sindaci della “capitale” curda Diyarbakir.

Prosegue intanto il giro di vite inferto da Ankara dopo il tentato golpe della scorsa estate. Per scongiurare il rischio di possibili evasioni dei detenuti sospettati di far parte della rete di Gulen in tre prigioni turche è stato collocato un sistema di difesa antiaereo. Secondo l’agenzia statale Anadolu, l rafforzamento delle misure di sicurezza nelle prigioni di Sincan ad Ankara, Sakran a Smirne e Silivri a Istanbul prevede anche l’aumento del numero degli agenti di guardia e delle telecamere di sorveglianza. La autorità penitenziarie sostengono si tratti di “precauzioni per proteggere i detenuti da minacce interne ed esterne”. Nei giorni scorsi, alcuni media avevano riportato di un presunto tentativo di rivolta ed evasione, organizzato da oltre 5 mila detenuti “gulenisti” nel carcere di Sincan.