Nomine, nulla di fatto: si va al 30 giugno

Nulla di fatto per le nomine ai ruoli chiave dell'Unione europea. Dopo il rinnovamento portato dalle elezioni, il Consiglio era chiamato a una svolta sul posizionamento dei posti di vertice, partita rinviata in data 30 giugno, quando avrà luogo un vertice straordinario. Confermata la bocciatura dell'uomo forte della Germania, Manfred Weber, la cui candidatura era stata avversata in modo piuttosto netto da Emmanuel Macron che, in questa partita, si è ritrovato alleato del premier spagnolo Pedro Sanchez e i Verdi. Non è chiaro, al momento, quale reazione abbia avuto Angela Merkel, anche se la situazione fra i due leader sembra piuttosto tesa. Continua a farsi largo il nome di Timmermans ma resta in ballo anche quello della danese Margrethe Vestager. Incomprensioni e divergenze, dunque, che hanno spianato la strada al buco nell'acqua, demandando il tutto a fine mese.

Consultazioni a oltranza

Mentre continua a impazzare il totonomi (Barnier, Grabar), a fronte di un Consiglio che si è ritirato senza nulla in mano, chi prova a prenderla con ironia è il presidente uscente della Commissione europea, Jean Claude Juncker: “Ho notato con molto divertimento e anche con un certo piacere che è difficile trovarmi un sostituto, Molto difficile”. Più composta la reazione di Donald Tusk: “Il Consiglio ha avuto una piena discussione sulle nomine, tenendo conto della posizione del Parlamento europeo ma non ha trovato una maggioranza su alcun candidato”. E, in attesa del 30 giugno, si proseguirà con le consultazioni, tenendo ben presente la scadenza del 2 luglio, quando si insedierà il Parlamento europeo (che per allora, sperano i leader Ue, dovrà avere il presidente).

Conte: “Faremo l'assestamento”

Nel frattempo, l'Italia gioca la sua partita. Il premier Giuseppe Conte ha fatto sapere che, per scongiurare la procedura per debuto, “c’è un binario tecnico che va avanti: ieri abbiamo deliberato per rendere operativo il congelamento già previsto di 2 miliardi. Completeremo mercoledì prossimo, con il Consiglio dei ministri: faremo l’assestamento per certificare come i conti vadano meglio del previsto”. E aggiunge: “Potremo certificare che saremo intorno al 2,1%, non al 2,5% come prescrive e prevede la Commissione Europea”. Poi chiosa: “Non serve dire 'non rispettiamo queste regole, non ce le applicate'. Fino a quando non le cambiamo, sono queste”.