Niente No deal, i Comuni mettono il veto

Niente No deal. Da Londra hanno preso tutte le precauzioni necessarie affinché la fatidica uscita senza accordo dall'Unione europea non dovesse infine verificarsi. Il Parlamento britannico, infatti, ha votato a favore del piano Cooper, scongiurando la hard Brexit ma, di fatto, imponendo alla premier Theresa May di chiedere il rinvio ulteriore dell'addio qualora il 12 aprile non ci fossero piani approvati già in tasca. Passa l'emendamento ma per un solo voto: 313 a 312. Ma uno ne bastava in realtà: ora la palla passerà alla Camera dei Lord ma, a meno di stravolgimenti dell'ultimissimo minuto, la nuova strategia dovrebbe incassare l'approvazione. A questo punto, la situazione si semplifica: posto che trovare un accordo entro il 12 aprile (anche il 10, visto che è necessaria l'intesa entro il Consiglio europeo straordinario) sarà complicato, May chiederà l'estensione del procedimento di Brexit che, a quel punto, dovrebbe essere concesso senza troppe difficoltà da Bruxelles. L'ultimo spiraglio per il No deal e per i brexiteers oltranzisti sarebbe proprio la mancata apparovazione, eventualità remota.

Corsa contro il tempo

Tutto questo è avvenuto al termine di una giornata di negoziati bipartisan, con Theresa May e Jeremy Corbyn seduti al medesimo tavolo per tentare di trovare una soluzione last minute, accantonando le rivalità di partito e discutendo assieme una strategia che possa consentire al Regno Unito di uscire da questa storia in modo dignitoso. Al momento, però, dal tavolo del dibattito non sono emerse grandi soluzioni. Anzi, il leader laburista ha tenuto a precisare come, per ora, quelli con la premier altro non siano stati che colloqui “inconcludenti”. I tempi però stringono: per ovviare a un'ennesima mancata intesa, qualora entro il 10 aprile vi sia ancora un nulla di fatto May giocherà tutti i jolly chiedendo al Parlamento di votare almeno un altro numero di piani (incluso il suo, già bocciato tre volte), in una sorta di colpo di coda finale.

Incertezza Lab

A ogni modo, i colloqui con Corbyn servono a questo: risolvere tutto prima di quella data. Qualche giorno ancora c'è ma l'intesa da raggiungere appare tutt'altro che facile. Corbyn, da parte sua, deve anche fare i conti con un fronte interno ai suoi lab che ancora preme per l'idea di un nuovo referendum. Il leader era stato chiaro: nuovo voto in caso di No deal o piani ritenuti non all'altezza (come quello May). Ora però il gruppo dei sostenitori della nuova consultazione popolare ha alzato nuovamente il volume.