Moscovici: “Voglio rispetto”

L'opinione della Commissione è un passaggio importante di una procedura prevista dai trattati. Non mi sono messo il vestito rosso o la barba bianca e non sono Babbo Natale: sono il commissario agli Affari Economici e penso si debbano trattare queste questioni con rispetto reciproco, serietà e dignità. Non con disinvoltura e un'ironia che stride. Il dialogo non è un'opzione, è un imperativo”. Pierre Moscovici, in un'intervista al Corriere della Sera, replica così al vicepremier Matteo Salvini, che dopo la bocciatura della manovra aveva ironizzato: “La lettera dell'Ue? Ora aspetto quella di Babbo Natale”. 

La risposta

Moscovici non ci sta. “Non possiamo pensare che il governo di un grande Paese del G7 e le istituzioni di questo Paese siano un Villaggio Potemkin o di cartapesta – spiega -. Le istituzioni vanno prese sul serio. Quando parlo al mio interlocutore Tria, o vengo ricevuto al Quirinale, parlo a persone che rappresentano istituzioni. Non possiamo mettere in dubbio la legittimità dei nostri interlocutori. Tocca poi a loro vedere con i loro colleghi come organizzare il dialogo“.

Lo scontro

Per quanto riguarda lo spread, il Commissario evita commenti, “ma un livello elevato – precisa – ha conseguenze che conosciamo. Dunque chiediamoci cos'è che crea lo spread e non confondiamo il termometro con la febbre. A far reagire i mercati non sono i commenti della Commissione, sempre prudenti”. Moscovici respinge quindi le critiche di “ingerenza”: “Chi pensa che i commissari siano dei burocrati non eletti si sbaglia: siamo politici, responsabili davanti al Parlamento europeo come i ministri davanti ai loro parlamenti. Da cittadino non condivido in niente le idee del capo partito Matteo Salvini. E un mio diritto, anche se mi hanno attribuito dichiarazioni che non erano mie. Per esempio quando ho parlato di 'piccoli Mussolini', mi stavo riferendo a una procedura lanciata dall'europarlamento su un altro Paese. Ma stranamente in Italia c'è chi ha creduto di riconoscersi, non so perché. Invece nella mia funzione di commissario rispetto il ruolo istituzionale di Salvini e Di Maio e sono amichevole verso l'Italia, sostenitore della flessibilità, nemico delle sanzioni e fra i più moderati. Così fu con i precedenti governi italiani, così è con questo”.

Politica economica

Per quanto riguarda il risanamento, “la mia parola d'ordine è: passo passo. Abbiamo lanciato un processo, ma il seguito non è già scritto: né il ritmo, né la traiettoria di riduzione del deficit e del debito. Per questo la disinvoltura non è la risposta adatta: troppo facile sparare sul pianista“.