Moscovici critica Di Maio: “Una provocazione”

Alcune dichiarazioni vengono fatte per uso nazionale, somigliano a provocazioni, perché il contenuto è vuoto o irresponsabile, per cui è preferibile evitare di cedere alla provocazione”. E' lapidario il commento del commissario agli Affari economici dell'Ue, Pierre Moscovici, intervenuto nella polemica fra Francia e Italia scatenata dalle parole del vicepremier Luigi Di Maio. Il commissario Ue ha criticato le affermazioni del ministro italiano, sottolineando che “la qualità delle relazioni tra la Francia e l'Italia è importante. Mi auguro che si possa presto superare questa fase conflittuale che trovo negativa e priva di senso. Le provocazioni di solito squalificano chi le fa”. Moscovici ribadisce la necessità che le relazioni fra Italia e Francia restino invariate, invitando le parti ad appianare le divergenze: “Come ministro francese e commissario dico che la qualità delle relazioni tra Parigi e Roma è importante e deve restare una volontà comune, per chi dirige i due Paesi, qualsiasi siano i partiti al potere, e auspico che si possa superare presto questo stadio conflittuale, che è negativo, nefasto e senza senso. Basta guardare la storia, la geografia, la cultura e l'economia per vedere che questi due Paesi sono estremamente vicini”.

La polemica

La polemica era montata in seguito alle affermazioni del ministro Di Maio e, successivamente, di Alessandro Di Battista a Che tempo che fa, entrambi concordi nel definire uno sfruttamento la permanenza in vigore del Franco delle colonie (il Cfa) in 14 Paesi africani: “Ci sono decine di stati africani in cui la Francia stampa una propria moneta – aveva detto il vicepremier -, il franco delle colonie, e con quella moneta si finanzia il debito pubblico francese. Macron prima ci fa la morale e poi continua a finanziare il debito pubblico con i soldi con cui sfrutta i paesi africani. Se vogliamo fermare le partenze cominciamo ad affrontare questo tema e cominciamo a farlo anche all'Onu, non solo in sede di Unione Europea”. Parole che avevano suscitato la reazione del governo francese, il quale aveva convocato l'ambasciatore italiano a Parigi per “chiarimenti”.

Le affermazioni di Di Battista

Le affermazioni del ministro erano state ribadite anche da Di Battista, ospite da Fabio Fazio, al quale aveva ribadito che “nei pressi di Lione” la Francia “stampa la moneta utilizzata in 14 Paesi africani, quasi tutti Paesi della zona subsahariana. I quali non soltanto utilizzano una moneta stampata dalla Francia, ma per mantenere il tasso fisso, prima con il Franco francese e oggi con l'Euro, sono costretti a versare circa il 50% dei loro denari in un conto corrente gestito dal Tesoro francese. Conto corrente con il quale viene finanziata una piccola parte del debito pubblico francese, ovvero circa lo 0,5%”. L'ex deputato aveva poi sottolineato che “attraverso il controllo geopolitico di quell'area, dove vivono200 milioni persone che utilizzano banconote e monete stampate in Francia, gestisce la sovranità di interi Paesi impedendo la loro legittima indipendenza, la loro sovranità monetaria, fiscale, valutaria e la possibilità di fare politiche espansive”.