Mosca: “Gli Usa decidano in base alla realtà”

Per l’accordo sul nucleare iraniano si avvicina il giorno della verità. E col passare del tempo si assottigliano le possibilità che Donald Trump confermi l’intesa del 2015. “Speriamo che i contatti continui tra le nazioni europee, gli altri membri della comunità internazionale e Washington in merito alla questione dell’accordo sul nucleare iraniano non siano inutili e che la decisione finale del presidente americano sia equilibrata e basata sulla realtà” ha detto in una nota il ministro russo degli Esteri, Serghiei Lavrov. Mosca, tra i principali alleati di Teheran, è preoccupata dalla decisione che potrebbe giungere dalla Casa Bianca.

Anche perché Trump continua a criticare l’accordo, non lasciando presagire nulla di buono. “L’Iran non ha rispettato lo spirito del patto – ha detto il presidente Usa – non dobbiamo consentire all’Iran di ottenere le armi nucleari“. La Repubblica islamica, ha aggiunto rivolgendosi ai vertici militari incontrati alla Casa Bianca, “sostiene il terrorismo ed esporta violenza, spargimenti di sangue e caos nel Medio Oriente. Questo è il motivo per cui dobbiamo mettere fine alle continue aggressioni e alle ambizioni nucleari dell’Iran”. Alla domanda se abbia deciso di certificare o meno il rispetto dell’accordo da parte di Teheran, il presidente ha risposto: “Lo sentirete molto presto“.

Ma secondo il Washington Post, l’ex tycoon la sua scelta l’avrebbe già fatta e la prossima settimana potrebbe annunciare che non intende certificare il rispetto dell’accordo sul nucleare, sostenendo che non è nell’interesse degli Usa. A quel punto la palla passerà al Congresso, che avrà 60 giorni di tempo per decidere se imporre le sanzioni revocate in base all’intesa. Una strategia più ampia e più dura, che va oltre l’accordo nucleare e che il presidente Usa dovrebbe spiegare in un discorso il 12 ottobre, tre giorni prima della scadenza per certificare o meno l’intesa.

“Ho preso la mia decisione”, aveva annunciato durante l’assemblea generale dell’Onu, dopo aver definito “imbarazzante” l’accordo, fortemente voluto dal suo predecessore Barack Obama. Da allora sono filtrate solo indiscrezioni in senso negativo anche se le fonti sottolineano che il piano dell’ex tycoon non sarebbe completamente definito e potrebbe cambiare.

Nell’amministrazione Usa non mancano le divergenze. Proprio nei giorni scorsi il capo del Pentagono James Mattis, pur essendo ostile a Teheran, ha spezzato una lancia a favore dell’accordo in una audizione al Congresso, sostenendo non solo che l’Iran “ha rispettato sostanzialmente” l’intesa ma che essa “è nell’interesse degli Usa” e che quindi il presidente “dovrebbe considerare di mantenerla“. Strappare l’accordo significherebbe inoltre aprire una nuova crisi, un nuovo dossier nucleare, con quello nordcoreano più aperto che mai. E potrebbe togliere alla Casa Bianca l’arma di un eventuale negoziato, alimentando la sfiducia di Pyongyang nel rispetto degli accordi da parte di Trump.