Morto il dissidente cinese Liu Xiaobo

E’ morto all’età di 61 anni il dissidente cinese Liu Xiaobo. Il premio Nobel per la pace da tempo soffriva di un tumore al fegato. Era stato condannato nel 2009 a 11 anni di carcere con l’accusa di “incitamento alla sovversione dell’ordine statale” per essere stato tra i promotori del manifesto democratico Charta 08. Alla fine di giugno le autorità di Pechino ne avevano consentito il ricovero in ospedale ma avevano negato la possibilità di una sua completa liberazione e di un trasferimento all’estero per sottoporlo a cure adeguate. Gli ultimi appelli erano stati lanciati da Stati Uniti e Germania.

Gli ultimi appelli

La portavoce della Casa Bianca, Sara Huckabee Sanders aveva espresso ieri la preoccupazione di Washington per Liu e la sua famiglia che “non sono in grado di comunicare con il mondo esterno” e per il fatto che il dissidente non fosse “libero di cercare un trattamento medico di sua scelta”. L’amministrazione Usa, ha proseguito, “continua a chiedere alle autorità cinesi di garantirgli il pieno rilascio e di rilasciare la moglie dagli arresti domiciliari”. Da Berlino il portavoce della cancelliera Angela Merkel, Steffen Seibert, aveva manifestato “grandissima preoccupazione” dopo gli ultimi bollettini medici riguardanti la salute dell’attivista democratico cinese. La Germania si era detta “pronta a ospitare e curare” Liu Xiaobo e chiedeva alla leadership cinese di “dare priorità agli aspetti umanitari del caso e permettere a Liu e alla sua famiglia di lasciare immediatamente il Paese”. Lo stesso Liu aveva chiesto, domenica scorsa, ai medici stranieri, uno statunitense e uno tedesco, di potere lasciare il Paese per ricevere cure all’estero, secondo quanto dichiarato dagli stessi medici giunti a Shenyang.

Pechino irremovibile

Tutto inutile. Il regime di Pechino, che continua a ignorare il rispetto dei diritti umani più elementari, ha fatto sapere attraverso una dichiarazione del portavoce del Ministero degli Esteri, Geng Shuang di auspicare “che questi Paesi (Usa e Germania, ndr) rispettino la sovranità giudiziaria della Cina e si frenino dall’interferire negli affari interni giudiziari con il pretesto di un caso individuale”. Ieri dall’ospedale di Shenyang, nel nord-est della Cina, dove era ricoverato Liu Xiaobo, era emerso un quadro clinico estremamente grave: le funzioni di alcuni organi vitali erano compromesse, era sopraggiunto uno shock settico con conseguente dialisi. La famiglia era stata avvisata dai medici delle condizioni del paziente e ha firmato un documento in cui si diceva consapevole dello stato a cui era giunta la malattia. I familiari avrebbero, però, rifiutato la richiesta di intubare l’attivista cinese. Oggi è giunta la notizia della morte del premio Nobel per la pace 2010.