Modi mette in guardia dal protezionismo

La globalizzazione “sta lentamente perdendo il suo splendore” e le forze del protezionismo stanno “prendendo il comando”. Così il premier indiano, Narendra Modi, nel corso del suo intervento al World Economic Forum (Wef) di Davos. Il fatto di vivere in un “mondo interconnesso” non esclude il rischio di isolazionismo che, in ogni caso, “non è la soluzione”.  

Voce critica

Parole che sembrano una severa critica alla politica economica inaugurata dagli Stati Uniti di Donald Trump, che da poco hanno introdotto nuovi dazi all'import. Ma Modi non ha risparmiato nemmeno Onu e Organizzazione mondiale del commercio. “Hanno un ampio sostegno – ha spiegato – ma i loro piani d'azione riflettono davvero le aspirazioni delle persone e la realtà di oggi?”. Il primo ministro indiano ha indirettamente ribattuto che vuole “stendere il tappeto rosso” agli investimenti stranieri in India, in procinto di soppiantare il Regno Unito e la Francia per diventare la quinta economia più grande quest'anno, secondo la società di consulenza Center for Economics e ricerca aziendale. 

Accettare il cambiamento

E' stato il primo intervento di un primo ministro indiano a Davos dal 1997, quando “gli uccelli cinguettavano e non gli uomini”, ha detto in riferimento Twitter. “La soluzione è accettare e comprendere il cambiamento e formulare politiche flessibili in linea con i tempi che cambiano”, ha sottolineato, suggerendo che è necessario un globalismo che non cerchi di spazzare via le differenze nazionali e culturali. Per spiegare questo concetto ha citato le parole di Gandhi: “Non voglio che le mura e le finestre di casa mia siano chiuse da tutte le direzioni, ma che il vento di tutti i paesi entri con disinvoltura. Ma non accetterò che i miei piedi vengano sradicati da questi venti. Modi ha ricordato l'apertura dell'India agli investimenti esteri. “Stiamo rimuovendo la burocrazia e stendendo il tappeto rosso”, ha affermato, osservando che, negli ultimi tre anni, il governo indiano ha abolito oltre 1.400 leggi “arcaiche”