Missione italiana sbloccata, Trenta: “Arginerà la tratta”

Arginare la “tratta di esseri umani e il traffico di migranti che attraversano il Paese per poi dirigersi verso la Libia e in definitiva imbarcarsi verso le nostre coste”. Sarà questo l'obiettivo della missione italiana in Niger, sbloccata oggi dal governo.

Annuncio

L'annuncio è arrivato dal profilo Facebook della ministra della Difesa, Elisabetta Trenta. “Ce l'abbiamo fatta: dopo 8 mesi di impasse abbiamo sbloccato la missione in Niger per il controllo dei flussi migratori!”. L'Italia, ha spiegato, entrerà in pieno supporto del governo nigerino e assisterà le autorità locali attraverso delle unità di addestratori, uomini e donne delle Forze armate con alte specialità e professionalità, articolati in 'Mobile training teams' che formeranno le forze nigerine al fine di rafforzare il controllo sul territorio. Tutto questo, seguendo ovviamente le esigenze, le richieste e le necessità di Niamey.

Supporto

Per Trenta quello odierno è “un grandissimo risultato di questo governo, dopo mesi e mesi di immobilismo durante il quale, l'Italia, ha tuttavia continuato a dare il suo supporto alla popolazione sul piano umanitario, inviando medicinali. Ringrazio l'esecutivo nigerino e lo ringrazierò di persona ad ottobre, quando avrò il piacere di ricevere il mio omologo, il ministro della Difesa, a Roma. Sarà un piacere accoglierlo e dargli il benvenuto a nome del Paese”.

Pd

Polemiche le opposizioni. “Quello che per il ministro Trenta è un grandissimo risultato del suo governo è una missione alla quale il M5s si era opposto duramente, quando è stata iniziata dal governo Gentiloni – ha detto la senatrice Pd Tatjana Rojc, membro della commissione Difesa di Palazzo Madama  Correttezza istituzionale richiederebbe di riconoscere il lavoro di chi è venuto prima, e non di rivendersi tutto a proprio merito”. Per Rojc “forse i 5Stelle hanno finalmente sbloccato loro stessi dal momento che quando si è trattato di prendere una posizione hanno innalzato un monte di obiezioni strumentali, sostenendo che andavamo a 'presidiare il deserto' e che l'operazione perseguisse chissà quali interessi, e non fosse di controllo ai flussi migratori”.