May sfida tutti, si decide l'11 dicembre

Sarà il prossimo 11 dicembre il giorno in cui Theresa May si giocherà tutto, portando il suo dossier sulla Brexit con il timbro dei 27 dell'Ue alla sfida di un Parlamento dove le nubi continuano ad addensarsi. In realtà non un vero e proprio annuncio ma una risposta alla Camera dei Comuni alla fine di una due ore di discussioni. E il clima che si annuncia è di quelli pesanti: la premier britannica non è forse mai stata così battagliera, forte dell'accordo raggiunto con l'Ue e convinta com'è che quello ottenuto sia l'accordo migliore possibile per la Gra Bretagna, tanto da lanciare pubblicamente il guanto di sfida a Jeremy Corbyn per un duello televisivo, come una vera campagna elettorale che si rispetti. Ed è bene specificare che l'11 dicembre si voterà: il dibattito inizierà il 4 dello stesso mese e il leader dei Labour ha già detto che non vede l'ora di sfidare la premier.

Maggioranza incerta

Detto che la posizione dei laburisti non si discosta poi così tanto dalla versione theresiana della Brexit (molto più radicale sarebbe quella dei falchi Tories), il piano May dovrà davvero superare molti ostacoli per arrivare a dama: a Westminster la maggioranza è di soli 6 seggi e tutto dipenderà da cosa faranno gli unionisti nordirlandesi del Dup, decisivi in fase di elezioni anticipate e ora tutt'altro che propensi a dare l'assenso a un accordo che, a loro giudizio, pecca proprio sul punto per loro decisivo, quello del confine irlandese. Anzi, a dire il vero il Dup ha già fatto sapere che il voto che darà sarà contrario e anche i Tories radicali sembrano orientati a non darla vinta all'accordo (tuttora giudicato soft) stipulato da Theresa May. A conti fatti, la vera incognita è proprio quella laburista, con il piano Corbyn che non convince il suo stesso partito.

Sfida politica

La partita si annuncia dunque estremamente rischiosa per la premier, che avrà una settimana circa per convincere il Parlamento britannico che quello da lei siglato sia l'accordo migliore per tutti, Regno Unito, Unione europea e anche Commonwealth, ragionando in ottica futura. E lo farà sfidando tutti sul terreno politico, correndo il rischio di veder cadere le residue speranze di maggioranza ma anche di tirare dalla sua coloro che ancora sono in bilico. Mentre l'Ue resta alla finestra.