May costretta al “Piano B”

Nuova grana per Theresa May sul fronte Brexit. La Camera dei Comuni ha approvato con 308 sì e 297 no un emendamento promosso dal deputato Tory ribelle Dominic Grieve che impone all'esecutivo, in caso di bocciatura della ratifica, di ripresentarsi in parlamento “entro 3 giorni lavorativi” per presentare altre proposte alternative a un “no deal”. E poi di far votare Westminster entro ulteriori 7 giorni una mozione su un possibile piano B da negoziare con l'Ue.

Linee guida

Finora le linee guida della legge sul recesso dall'Ue, nel testo approvato originariamente dal parlamento britannico, prevedevano che il governo avesse 21 giorni di tempo dopo l'ipotetica bocciatura del suo accordo per ritornare in aula. E lo obbligava solo a fare una dichiarazione, con la possibilità di formalizzare l'avvio di una Brexit no deal entro quello stesso termine e comunque senza sottoporsi a ulteriori voti.

Scontro interno

L'ipotesi più gettonata di un possibile piano B – alternativo all'accordo raggiunto da May con Bruxelles e in grado sulla carta di cercare raccogliere una maggioranza trasversale – è secondo i media quello di un divorzio più soft ispirato al cosiddetto modello “Norvegia plus”: in base al quale il Regno Unito pur uscendo dall'Ue mirerebbe a restare sostanzialmente parte del mercato unico e anche dell'unione doganale. La decisione dello speaker dei Comuni, John Bercow, di ammettere l'emendamento Grieve, poi approvato, ha scatenato l'ira dei conservatori brexiteers come pure del governo, trattandosi di una scelta procedurale senza precedenti in casi del genere. E potrebbe innescare la presentazione di un atto di sfiducia contro lo stesso Bercow, accusato da alcuni deputati di non essere più imparziale sul dossier Brexit.