May all'angolo, l'Ue: “L'accordo non si cambia”

Stavolta sembra davvero regnare il caos sull'asse Londra-Bruxelles anche se, a dire il vero, gli effetti della confusione sembrano a questo punto andare a discapito soprattutto del Regno Unito. O meglio, della premier Theresa May. La mossa della rinegoziazione con l'Ue, paventata ieri dopo il rinvio del voto ai Comuni, rischia di diventare una scheggia impazzita a Downing Street che, in brevissimo tempo, è passata dal “così o niente” al cedimento alla Camera fino allo “stop” di Bruxelles. Muro di qua e muro di là, con la premier stretta in un pericoloso limbo dal quale sembra complicato uscir fuori. Il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, è stato chiaro: al Consiglio “avremo un ospite a sorpresa, la Brexit. Sono sorpreso perché ci eravamo messi d'accordo con il governo britannico e a quanto pare ci sono problemi quando ci si avvicina alla meta”. Poi la doccia gelata: “Incontrerò la premier britannica May questa sera, l'accordo che abbiamo raggiunto è il migliore possibile, l'unico possibile, non c'è margine di manovra per nuovo negoziato”.

 

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May sul continente

Il nodo gordiano (da parte britannica) resta quello del confine irlandese, con il backstop che continua a non convincere per la permanenza a oltranza di tutto il Regno Unito nell'unione doganale che, non solo fra l'opposizione ma anche fra gli alleati, ha incontrato un netto rifiuto, nonostante le promesse di temporaneità. Un muro di mattoni al quale Theresa May ha dovuto cedere, ritirando l'aut aut di qualche giorno fa e convincendosi che, forse, tornare a parlare con Bruxelles sarebbe stato più semplice che convincere i Comuni. Ora come ora, anche questa strada sembra irta di ostacoli, per non dire senza possibilità, anche considerando quanto ci è voluto per raggiungere l'intesa con tutti i 27. May, da parte sua, è pronta a ricominciare il suo tour nei Paesi dell'Ue, con incontri in calendario con Tusk, Merkel e Rutte, oltre che Juncker: l'obiettivo è ottenere una postilla al documento ufficiale nel quale la stessa Ue parlerebbe in favore del backstop, garantendone la scadenza a breve termine in attesa di trovare una soluzione sul lungo periodo. Documento che May non otterrà facilmente e che, indirettamente, alza l'asticella del rischio No Deal.

 

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Ballmann: “Soluzione non è a Bruxelles”

In mattinata, la premier britannica ha ottenuto un incontro tutto sommato disteso con il collega neerlandese Rutte, durante il quale si è parlato anche di Brexit, in contemporanea all'istituzione del Consiglio europeo da parte di Donald Tusk e dell'arrivo di chiusure a ripetizione sugli aiuti ai negoziati, da Merkel a Parigi. Porte chiuse anche dal capogruppo socialista all'Ue, Udo Ballmann: “Con Theresa May non c'è nulla da negoziare, se vuole chiarificazioni e conferme della nostra vicinanza al popolo britannico le avrà ma la soluzione non è a Bruxelles. La vera notizia viene dalla corte Ue: è il Regno Unito che deve decidere e che può revocare l'articolo 50… La soluzione è lì, si tratta di chiederlo al popolo con un secondo referendum o al parlamento”.