May all'angolo, il controllo al Parlamento

Ancora una bocciatura e stavolta potrebbe cambiare davvero tutto. La Camera dei Comuni ha infatti approvato l'emendamento che, di fatto, passa la palla avvelenata della Brexit nelle mani del Parlamento. Questo significa che, anziché procedere subito con la terza ratifica del piano May, si valuteranno prima le proposte alternative, vagliando uno stock di piani B che potranno essere promossi all'interno dei Comuni. L'emendamento Letwin passa dunque alla Camera, senza comunque una maggioranza schiacciante: 329 sì contro 302 no, sufficiente comunque a costringere May a mettersi a sedere per lasciare il banco delle discussioni a coloro che abbiano intenzione di proporre un piano di uscita dall'Ue alternativo al suo.

Tre dimissioni

Inutile dire che per il Regno Unito si tratta praticamente di una prima assoluta, visto che mai prima d'ora un esecutivo aveva ceduto il passo al Parlamento su cosa fosse o meno da mettere ai voti. Dalle prossime ore i Comuni avranno facoltà di farlo, il che si tradurrà immediatamente nella valutazione e nell'eventuale votazione di proposte altre rispetto al plurivotato e rivisto più volte programma della premier Tory.  La spuntano dunque i Tories ribelli, Oliver Letwin e Dominic Grieve, promotori dell'emendamento assieme al laburista Hilary Benn, ma nel partito dell'esecutivo gli effetti non hanno tardato a farsi sentire: passato il Letwin, salutano tre sottosegretari del governo May, Richard Harrington (Attività produttive), Alistair Bury (Esteri) e Steve Brine (Sanità). Tre addii pesanti, visto che i tre si sono uniformati (per norma) al voto del Partito ma hanno poi optato per le dimissioni per manifestare il loro dissenso.

Data limite

Ora la situazione è decisamente calda: il Parlamento potrà valutare qualunque proposta riterrà opportuna (dal piano Corbyn alla possibilità, seppur remota, di un altro referendum) e la premier non potrà far finta di nulla, anche se gli stessi non sarebbero legalmente vincolanti e anche se May si è mostrata già da subito battagliera, affermando che non ne terrebbe conto qualora questi andassero contro quanto espresso nel referendum del 2016. Ora, l'orizzonte resta quello del 12 aprile: entro tale data si dovrà decidere cosa succederà, se per la Brexit sarà “no deal” o qualcos'altro che si deciderà, tra l'ulteriore dilazione o l'approvazione di qualche piano B. L'imperativo è fare presto.