May ai cittadini Ue: “Voglio che restiate”

Pochi giorni dopo l'intesa con la Commissione europea per la fase uno della Brexit, Theresa May si rivolge in una lettera ai cittadini Ue invitandoli a restare nel Regno Unito anche quando il divorzio dai 27 sarà cosa fatta. “Cari cittadini Ue… – esordisce la premier britannica nell'appello pubblicato sull'Evenening Standard – so che il nostro Paese sarebbe più povero se voi ve ne andaste e voglio che restiate”. Dall'inizio dei negoziati per l'uscita del Regno Unito dalla Ue, prosegue May, “ho ripetutamente detto che la mia priorità sarebbe stata la protezione dei vostri diritti, insieme ai diritti dei cittadini britannici che vivono nei Paesi Ue”. Per questo, sottolinea, “sono felice che concludendo la prima parte dei negoziati, questo è esattamente ciò che abbiamo ottenuto”.

L'intesa

La premier spiega poi alcuni dei passaggi tecnici dell'accordo raggiunto con Bruxelles, in tema di giurisdizione, permessi di soggiorno, welfare, ricongiungimenti familiari e riconoscimenti professionali. “Ci siamo assicurati che questi negoziati mettessero le persone al primo posto. Questo è quello che avevo promesso di fare e questo è quello che continuerò a fare in ogni fase di questo processo“.

Tensioni con l'Irlanda

Nuove nubi si addensano, intanto, fra Regno Unito e Irlanda. Lo segnala la stampa britannica dando conto del botta e risposta fra Londra e Dublino innescato ieri dalle parole con cui il ministro per la Brexit, David Davis, secondo cui il Regno non ritiene l'intesa preliminare vincolante (ma solo “una dichiarazione d'intenti“) fino a quando non si raggiungerà con Bruxelles anche un accordo sulle future relazioni commerciali. Secca la replica del premier di Dublino, Leo Varadkar, il quale ha detto di considerare almeno l'intesa sul confine “politicamente blindata” e “di ferro”. Mentre il “chief whip”, Joe McHugh, ha bollato le precisazioni di Davis come “bizzarre”.

Criticità

La premier conservatrice deve peraltro fare i conti, secondo il Financial Times, sia con lo scetticismo dell'Ue sui suoi obiettivi, sia con le rinnovate pressioni dell'industria farmaceutica e chimica di casa sua che “spingono per restare nel rule book” europeo anche dopo la Brexit.