Manafort colpevole, Cohen si consegna

Come ampiamente temuto, il processo contro Paul Manafort potrebbe rappresentare una pericolosa lama a doppio taglio anche per il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ancor di più perché anche il suo ex avvocato, Michael Cohen, si è dichiarato colpevole di violazione delle leggi elettorali, avendo a suo dire offerto denaro a una porno-star allo scopo di comprare il suo silenzio sulla relazione avuta con il Tycoon. Un doppio schiaffo che, a questo punto, rimescola non poco le carte sul tavolo del superprocuratore Robert Mueller, riaprendo la partita della sua inchiesta sulle presunte interferenze russe durante la campagna elettorale del 2016. L'ex capo-campagna di Trump, Manafort, è stato condannato in primo grado per frode finanziaria e altri sette capi d'imputazione.

Il processo a Manafort

Ora, nonostante sia stato ripetuto più volte come il processo a carico di Manafort non riguardasse praticamente per nulla i suoi rapporti con l'attuale presidente, va da sé che il verdetto della giuria popolare (l'ex organizzatore delle presidenziali trumpiste di due anni fa colpevole di 8 accuse, sulle altre dieci non è stato raggiunto verdetto unanime) concede un sostanziale vantaggio a Robert Mueller, il quale ha dovuto fare i conti, negli ultimi mesi, con gli attacchi pressoché continui del presidente, in particolare riguardo le basi sulle quali poggia l'intero Russiagate, definite da Trump fin troppo fragili. Le manovre di Manafort, però, sarebbero emerse proprio durante le indagini sulle presunte collusioni con Mosca e, per questo, il riconoscimento della colpevolezza dell'ex uomo di punta dell'entourage del candidato repubblicano per i primi 8 capi d'imputazione, rappresenta senz'altro un punto di (ri)partenza dell'indagine. Per quanto riguarda l'asse principale del processo, le accuse contro Manafort riguardavano l'evasione di milioni di dollari in vari conti bancari all’estero, con frodi bancarie per l'ottenimento di prestiti e finanziamenti illeciti per la creazione di lobby a sostegno dell'ex presidente ucraino Yanukovich per la guerra nel Donbass.

L'ammissione di Cohen

Ma, nel giorno della conclusione del primo grado di processo a carico di Manafort (durato due settimane e con quasi 30 testimoni chiamati in aula), anche l'ex legale di fiducia del presidente Trump ha rotto gli indugi, dichiarandosi colpevole (fra le altre cose) di aver fatto in modo di celare informazioni che, in fase di campagna elettorale, avrebbero potuto danneggiare l'allora candidato repubblicano. Fra queste, le relazioni di questi con alcune donne note come attrici di film a luci rosse, le quali sarebbero state pagate in cambio del loro silenzio sulle avventure vissute con il candidato. In sede di processo non sono stati fatti i nomi delle donne in questione ma, negli ultimi mesi, a tenere banco era stata soprattutto la vicenda della pornostar Stormy Daniels. Entrambe le situazioni, a ogni modo, non rappresentano un reale pericolo per il presidente (né l'ammissione di Cohen né la colpevolezza di Manafort, infatti, riguardano il Russiagate), quanto piuttosto un elemento che permetterà all'inchiesta di Mueller di proseguire e, di sicuro, un argomento di forti discussioni nei giorni che verranno, sempre memori che l'elezioni di midterm sono ormai alle porte.