Lula: “Mi consegno ma sono innocente”

Ha deciso Luiz Inacio Lula da Silva. Si è consegnato, nonostante la folla che riempiva da giorni le strade attorno al sindacato Abc a Sao Bernardo dos Campos, a San Paolo, abbia cercato di impedirglielo. Quella stessa marea umana alla quale si era rivolto per la prima volta dopo 48 ore dal suo arrivo al polo metallurgico annunciando che avrebbe “rispettato il mandato d'arresto”, proclamandosi comunque ancora una volte innocente: “Io non mi nascondo, non ho paura di loro”, ha detto mentre i suoi sostenitori lo portavano in trionfo. Nelle scorse ore Lula aveva dichiarato che si sarebbe costituito al termine della messa in suffragio per sua moglie dopo aver trascorso l'ultimo giorno e mezzo all'interno della sede del sindacato da dove aveva iniziato la sua ascesa politica negli anni 70.

Il discorso

Lula si è mostrato alla folla in abiti comuni, salendo sulla piattaforma di un camion vicino al sacerdote chiamato a celebrare la messa di suffragio per Marisa Leticia, mostrandosi finalmente a quanti invocavano da giorni il suo nome. Sono stati momenti di grande concitazione ma anche di commozione per l'ex presidente del Brasile, accompagnato da Dilma Rousseff e in lacrime al momento di ascoltare il nome di sua moglie. “Lula, guerriero del popolo brasiliano” e “Lula libero!” sono stati gli slogan più frequenti levati dai sostenitori il quale, arrigando la folla, ha ribadito tutto il suo risentimento verso la giustizia brasiliana: “Hanno mentito, non li perdono”, ha detto dicendo di sentirsi “un cittadino oltraggiato”. In particolare ha accusato il giudice anticorruzione Sergio Moro. Nel frattempo, i suoi legali hanno fatto un nuovo tentativo, l'ennesimo, per provare a scongiurare il carcere per l'ex presidente ma il Supremo tribunale federale del Brasile, guidato dal magistrato Edson Fachin (che aveva votato contro la sua richiesta di habeas corpus) ha respinto nuovamente la richiesta degli avvocati.

L'ex capo di Stato, condannato a 12 anni per corruzione nell'ambito dell'inchiesta Lava Jato, non si era consegnato alla scadenza dell'ultimatum fissata dal giudice Sergio Moro, da lui fortemente attaccato nel suo discorso. Posticipando la sua costituzione, aveva optato per una contrattazione con le autorità, non andata comunque a buon fine. Lula, presidente dal 2003 al 2011, per due mandati consecutivi, era dato per favorito alle prossime elezioni.