Lo Zimbabwe ha votato, l'affluenza è record

Erano 5 milioni i cittadini dello Zimbabwe chiamati a esprimere il proprio parere sul prossimo governo del Paese, in quelle che sono state le prime elezioni presidenziali dopo la presidenza a oltranza di Robert Mugabe. Trent'anni esatti, dal 1987 al 2017, è durata la  presidenza dell'ex leader politico dello Zanu-Pf, il Movimento patriottico sovvertito dal palazzo di Harare a seguito del colpo di stato del novembre dello scorso anno, quando il suo ex vicepresidente, Emmerson Mnangagwa, e l'esercito zimbabwese avevano lo avevano destituito ponendo i presupposti per le prime vere elezioni dopo quasi tre decenni. Assieme al potere presidenziale, per Mugabe era saltata anche la leadership del suo partito, il Zanu-Pf, alla guida del quale viene sostituito dallo stesso Mnangagwa, futuro candidato a quella poltrona a cui l'ex presidente aveva rinunciato ufficialmente il 21 novembre (in cambio della permanenza nel Paese e dell'intoccabilità del patrimonio familiare, oltre all'immunità per lui e famiglia e alcuni privilegi a vita).

Elezioni democratiche

Il 75% degli aventi diritto si è recato alle urne in tutto lo Zimbabwe, pronto a scegliere chi, fra Emmerson Mnangagwa e Nelson Chamisa avrebbe preso il posto dell'ex leader “supremo”. Nessuna tensione, nessuna violenza, nemmeno un accenno di disordini e proteste: le prime elezioni post-Mugabe hanno assunto contorni storici anche per questo, in quanto non caratterizzate dal clima di dissenso e scontri riscontrati in tutte le consultazioni succedutesi negli ultimi trent'anni. Anche quaranta, considerando i 7 anni trascorsi da Mugabe nel ruolo di primo ministro, primo assaggio di quello che sarebbe diventato per gli organi di stampa internazionali un “regno” a tutti gli effetti.

I favoriti

Ancora non sono stati diramati i primi exit-poll ma, senza dubbio, la grande vittoria del Paese è stato proprio il recarsi alle urne, primo segno tangibile di una svolta democratica per l'intero Zimbabwe dopo decenni di presidenza forzata. Il 75enne Mnangagwa e il giovane avvocato Chamisa si giocano ai seggi un pezzo di storia: da un lato il “Coccodrillo”, leader navigato e protagonista del movimento dei 'Crocodile gang' (da cui il soprannome) degli anni Sessanta che offrì un contributo decisivo per l'indipendenza dalla Gran Bretagna; dall'altro il 40enne leader del Movimento per il cambiamento democratico (Mcd) che, qualora vincesse, avrebbe quasi certamene goduto del beneficio proprio di Mugabe che, ai ferri corti col suo ex amico Emmerson, avrebbe apertamente dichiarato che il suo voto lo avrebbe dato a Chamisa, suo strenuo (e non da un giorno) oppositore. Scarse, se non scarsissime, le possibilità per gli altri 21 candidati sparsi per oltre 130 formazioni politiche.