L'Italia sta con Trump: “Sì al ritorno della Russia”

Dazi e Russia: già alla vigilia, erano (e sono) queste le due incognite maggiori a pendere sull'esordio internazionale del premier Giuseppe Conte, chiamato a rappresentare il nostro Paese in un G7, quello canadese, anticipato da più di qualche dissapore latente sulla questione delle barriere commerciali sull'import imposte dagli Usa all'Ue su acciaio e alluminio. Il nodo centrale a dire il vero, se non che Trump ha provvisoriamente dirottato l'interesse delle potenze mondiali sul secondo punto cruciale all'odg, la riammissione di Mosca nel consesso del G8: “Io – ha spiegato il presidente americano – amo il mio Paese e sono il peggior incubo possibile per Putin, ma tenere il G7 senza la Russia non ha senso. Dovrebbe essere al tavolo del negoziato. Non sarà politicamente corretto ma abbiamo un mondo da governare qui”.

L'Italia con gli Usa

Anche qui, l'incognita era tutta italiana, con l'Europa ben assestata sulle sue posizioni. E, ripercorrendo quanto annunciato anche dal ministro dell'Interno Salvini nella giornata di ieri, ecco che il premier Conte scopre via Twitter le carte sulla posizione del nostro Paese nei confronti della riammissione della Russia nel vertice delle Nazioni: “Sono d'accordo con il presidente Donald Trump: la Russia dovrebbe rientrare nel G8″. A ogni modo, il discorso resta complicato: la riapertura alla presenza di Mosca al summit deve incontrare il consenso di tutti i membri con i quali, al momento, i rapporti sono estremamente tesi per via della questione dazi. E' anche vero che il Tycoon presenzierà al G7 quel tanto che basta per lasciare poi ai colleghi l'incombenza di decidere cosa fare, in quanto volerà alla volta di Singapore già nella giornata di domani, pronto a incontrare Kim Jong-un. Una situazione estremamente tesa, dunque, anche in virtù delle polemiche delle scorse con Trudeau prima (con il quale il presidente americano ha intrattenuto un'accesa telefonata) e con Macron po.

Lo scenario

Ora, l'uscita di Trump sulla Russia potrebbe rimescolare non poco le carte in tavola: pur persistendo la possiblità, annunciata anche da Macron, che il G7 si concluda con una dichiarazione a sei (senza gli Usa), qualora si decidesse davvero di riammettere Mosca nel gruppo andrebbero a decorrere anche le sanzioni attribuite per l'annessione della Crimea, il vero e proprio nodo che aveva determinato l'esclusione. Se la Russia rientrasse, infatti, sarebbe piuttosto difficile il permanere delle sanzioni in vigore. Altra storia è la disputa interna al Grand Old Party, dove la posizione di Trump nei confronti del Cremlino non sembra ricevere consensi unanimi e non va dimenticato che c'è un'inchiesta per presunte sospette collusioni fra Trump e Putin, quella sul Russiagate. La partita di Charlevoix si giocherà, a questo punto, tutta sui dazi: qualora si riuscisse a trovare un (difficile) punto d'incontro (magari prima della partenza di Trump), potrebbero sciogliersi anche i restanti nodi.