L’ISIS MINACCIA GLI USA: “FAREMO UN NUOVO 11 SETTEMBRE”

Una nuova reazione dell’Isis, mediatica e militare. Nonostante la disfatta di Tikrit i soldati dell’autoproclamato Stato islamico hanno lanciato una violenta controffensiva a Ramadi, capitale della provincia irachena di Anbar. L’attacco è stato preceduto dall’esplosione di almeno un’autobomba e da un attacco kamikaze. I jihadisti hanno preso di mira le centinaia di famiglie che si davano alla fuga piazzando dell’esplosivo sul ponte che porta verso Ramadi.

Nella città hanno decapitato 25 persone; alcune fonti affermano che il bilancio potrebbe essere addirittura di 37. I membri della tribù che viveva nel sobborgo di Albu Faraj si erano rifiutati di consegnare le loro armi e unirsi all’Isis. Sui social network i miliziani hanno minacciato di voler “bruciare l’America in un nuovo 11 settembre” creando un’apposita campagna tramite l’hashtag #WewillBurnUSAgain. A Falluja è stata pubblicata e annunciata nelle moschee una lista di 100 persone da uccidere “perché non hanno giurato fedeltà” al Califfato.

La scia di sangue e orrore continua anche a sud di Mosul, dove i jihadisti hanno ucciso a sangue freddo con colpi di arma da fuoco alla testa una decina di “medici che si erano rifiutati di prestare cure ai miliziani feriti”. Nei ranghi opposti l’attenzione si sta spostando verso la regione di al Anbar. Infatti è lì e non più a Mosul che si sta concentrando la risposta dell’esercito iracheno, come dichiarato dal Haidar al Abadi. Intanto, un ventenne americano è stato arrestato in Kansas dall’Fbi con l’accusa di voler piazzare una bomba con 450 kg di esplosivo presso la base militare di Fort Riley. Il giovane era intenzionato a compiere questo atto per dimostrare la sua proclamata fedeltà all’Isis.