Libia, Ue pronta a ritirare le sanzioni per favorire stabilità e sicurezza

L’Unione europea è pronta ad un gesto di distensione per la pacificazione tra est e ovest della Libia. Nelle conclusioni del Consiglio esteri i ministri, chiedendo “a tutti gli attori di evitare azioni che minino la transizione politica” e “l’impegno costruttivo ad un significativo dialogo”, hanno scritto che la Ue “farà uso dei suoi strumenti di supporto” ed “è pronta a rivedere le misure restrittive come misura necessaria per aiutare a sostenere la pace, la stabilità e la sicurezza in Libia”.

Le sanzioni individuali del congelamento dei beni e del divieto di viaggio in Ue colpiscono tre esponenti contrari al governo Serraj: due di Tripoli, il capo del governo di salute nazionale Khalifa al-Gwell (protetto dagli islamisti) e l’ex presidente del Congresso Nouri Abu Sahmain, ed uno di Tobruk, il presidente del Parlamento Aguila Saleh. Le sanzioni sono state rinnovate il 30 settembre scorso per sei mesi. Nel testo delle conclusioni non c’è invece alcun esplicito riferimento al generale Haftar ma è sottolineato “l’urgente bisogno” di riunificare tutte le forze armate.

Nelle stesse conclusioni si legge anche che l’Ue “darà ulteriore priorità a fornire addestramento, equipaggiamento ed altro sostegno” alla Guardia costiera e alla Marina libiche. I ministri europei “in linea con la dichiarazione di Malta” hanno “ribadito la necessità di frenare il flusso migratorio nella rotta del Mediterraneo centrale e distruggere il business model dei trafficanti”.

Nel corso del vertice, secondo quanto si è appreso, il ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano avrebbe inoltre lanciato una appello ai colleghi di riaprire le loro ambasciate a Tripoli così come ha appena fatto l’Italia, che ha appena firmato l’accordo con la Libia sui migranti.

Della crisi libica ha parlato anche il vice ministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov nel corso di un incontro con l’inviato speciale del segretario generale dell’Onu, Martin Kobler. “Bisogna coinvolgere i rappresentanti di tutte le maggiori forze politiche – ha detto – dei gruppi tribali e delle regioni nel lavoro di formazione di singoli enti amministrativi”.