Libia, prove di tregua a Mosca

Gli ingredienti per la tregua ci sono tutti: oggi il primo ministro del Governo di accordo nazionale libico (Gna), Fayez al Sarraj, e il comandante dell'autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), Khalifa Haftar, s'incontrano a Mosca. Toccherà vedere se la ricetta sarà la stessa per entrambi. Si sposta sul tavolo russo la partita libica, sempre più tesa agli sforzi di tregua. Lo ha dichiarato Lev Dengov, capo del gruppo di contatto russo in Libia, all'agenzia di stampa russa Novosti, che ha anche aggiunto che al Sarraj ed Haftar avranno un incontro separato con i negoziatori russi e turchi. Al tavolo di Mosca parteciperanno anche “funzionari dell'Egitto e degli Emirati Arabi Uniti come osservatori nei colloqui“. 

Il ruolo della Turchia

Parallelamente al vertice russo, quest'oggi ad Ankara è attesa la visita del presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte, che sarà ricevuto dal presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Le diplomazie dei due Paesi stanno lavorando molto sulla crisi libica, parallelamente all'escalation degli scontri fra l'esercito del Gna e quello dell'Lna alle porte di Misurata. L'esercito alla guida dell'uomo forte della Cirenaica sta puntando su Misurata, città-chiave dello scacchiere libico, la cui perdita sarebbe fatale per il governo di Tripoli. Ankara è entrata appieno nella crisi: lo dimostra il voto del parlamento turco, che il 2 gennaio scorso ha approvato il dispiegamento delle forze turche a Tripoli per sostenere il governo di al-Sarraj. Come sottolinea Valeria Talbot su ISPI, non è ancora nota la portata dell'impegno militare turco in loco: le autorità turche hanno riferito di volersi limitare all'addestramento delle truppe, non lasciarsi coinvolgere in azioni di combattimento

Turchia influente nella Nato

Laura Silvia Battagliaconduttore di Radio3 Mondo e giornalista freelance, è specializzata in zone di conflitto, con particolare focus su Yemen e Iraq.

Cosa sta accadendo in Libia? La situazione può essere paragonata allo scenario iracheno?
“Se parliamo di forze presenti sul territorio, in Libia non sono presenti milizie iraniane. Di solito, il paragone con la Libia viene fatto su quanto terreno ha perso la Nato in questi scenari orientali. Come gli americani, dopo anni di occupazione e presenza concordata in Iraq, sono stati comunque mangiati dalla presenza del vicino iraniano, così in Libia l'attore che mangia una presenza sul posto è la Turchia”.

La Nato si sta dimostrando inefficace anche in Libia?
“Il punto è che dentro la Nato ci sono sì Paesi europei, ma anche la Turchia. Alcune delle basi Nato importanti poggiano in Turchia e Ankara possiede il secondo più numeroso esercito della Nato. La Turchia ha agito mentre altri Paesi europei stavano a guardare”.

E l'Italia? Che ruolo ha avuto? Oggi Conte incontrerà Erdogan…
“Il governo italiano è stato incapace di posizionarsi in questa situazione. Per l'Italia, le questioni libiche si collegano gli interessi in loco legati ai giacimenti petroliferi e alla questione migratoria”.

In Libia sta, infatti, riemergendo la questione “migranti”…
“Il problema non sono i migranti, semmai l''uso' che viene fatto di costoro, utilizzati come scudi umani dalle milizie. Queste detengono i migranti nei pressi dei depositi di armamenti per cui, quando questi vengono bombardati, i detenuti soccombono inevitabilmente”.