Libia, bombardata petroliera a Derna

Da tempo le forze armate del governo libico riconosciuto a livello internazionale bombardano obiettivi nelle zone controllate dall’autoproclamato governo di Tripoli e le città portuali sono le zone di scontro più colpite. Un jet delle forze libiche del generale Khalifa Haftar, fedeli al governo internazionalmente riconosciuto di Tobruk, ha bombardato una petroliera di proprietà greca nel porto libico di Derna, controllato dagli islamisti, provocando la morte di due membri dell’equipaggio e il ferimento di altri due. Il ministero della marina mercantile ha precisato che la Araevo, battente bandiera liberiana, è stata attaccata ieri mentre era ancorata nel porto.

Tutto ciò mentre fonti diplomatiche sotto condizione di anonimato hanno dichiarato che non si sa quando, né se, si svolgerà il secondo round di trattative di pace programmate dall’Onu previste originariamente per il 9 dicembre e più volte rinviato a data da destinarsi. Il primo incontro è stato presieduto a settembre, nell’oasi di Ghadames, dall’inviato speciale delle Nazioni Unite, Bernardino Leon. Tuttavia già nei giorni scorsi il governo internazionalmente riconosciuto di Abdullah al-Thinni aveva rifiutato di partecipare a qualsiasi incontro con i rappresentanti dell’esecutivo rivale, d’ispirazione islamista, che controlla Tripoli. Ufficialmente l’Onu prosegue “gli sforzi per far riprendere i colloqui”, come ha affermato il portavoce della missione in Libia, Samir Ghattas.

A testimonianza dell’incertezza che regna nel paese sta anche il bombardamento, avvenuto ieri, a condurre l’azione sono state le forze aeree libiche, dopo che la nave non si era fermata alla richiesta di un’ispezione per verificare che non trasportasse armi destinate alle forze che controllano la città, ritenute vicine ai combattenti dello Stato islamico che operano in Iraq e in Siria.

Le autorità greche condannano fermamente l’accaduto e sostengono che la petroliera compie da anni la stessa rotta senza problemi, hanno anche offerto aiuto alla Libia per “l’identificazione e la punizione” degli autori dell’attacco.