LE UNIVERSITA’ DI OXFORD E CAMBRIDGE DICHIARANO GUERRA ALL’ISIS

Anche le università adesso sono impregnate nella lotta all’Isis: Oxford e Hardvard si sono alleate nel dichiarare guerra alla furia iconoclasta del Califfato. Come i “Monuments men” raccontati da George Clooney, alla fine della II Guerra Mondiale ‘invasero’ l’Europa per salvare i tesori artistici trafugati dai nazisti, così oggi una squadra di archeologi dei due atenei ha messo a punto un piano per ‘salvare’ i monumenti razziati o barbaricamente distrutti dagli uomini del sedicene califfo Abu Bakr al Baghdadi. Secondo quanto rivela il Times il progetto prevede di “inondare” a partire dalla fine di settembre tutta la regione a rischio, Iraq in primis, con “migliaia di piccoli droni a basso costo (da 20 sterline, ossia 27 euro) dotati di telecamere 3D per fotografare la maggiore quantità possibile di resti di valore storico”. E’ quanto si legge in una lettera dell’Institute for Digital Archaeology (Ida) di Oxford, che ha messo a punto il progetto da 2 milioni di sterline (2,7 di euro), con il sostegno dell’Unesco. L’obiettivo immediato è scattare almeno 5 milioni di foto di reperti storici a partire dalla Mesopotamia, considerata la culla della civiltà.

Concretamente dalla fine del prossimo mese l’Ida distribuira’ centinaia di questi mini-droni con telecamere 3d attraverso la rete degli archeologi in Iraq. In un secondo momento si allarghera’ l’operazione a Libano, Iran, Yemen, Afghanistan e Turchia orientale. Stranamente non viene fatta menzione della Libia, dove Isis e’ presente e sono molti i tesori storici a rischio, a partire dalla citta’ prima fenicia e poi romana di Leptis Magna. Questo tsunami di mini-droni, vista la loro stessa natura e costo del tutto “sacrificabili”, creera’ una registrazione digitale completa e fedele di tutte le opere a rischio distruzione. Cosi’, nella sventurata ma non improbabile ipotesi, che altri tesori seguano la sorte, da ultimo, del tempio di ‘Baal Shamin’ a Palmira in Siria (distrutto da Isis con la dinamite), si potra’ con la tecnologia piu’ evoluta delle stampanti 3D, ricotruirli il piu’ fedelmente possibile. Per riuscire nell’impresa di ogni resto andranno scattate piu’ immagini da diverse angolazioni (archiviate in un database open-source online). Ovviamente ad ogni immagine saranno aggiunte le coordinate Gps (longitudine e latitudine) al cm, o meglio al secondo.

Questo servira’ anche per combattere il traffico di opere d’arte con cui Isis, senza ovviamente propagandarlo a differenza delle devastazioni, si finanzia. “Se (nei prossimi mesi) qualcuno mettera’ in vendita sul mercato un oggetto sostenendo di averlo ottenuto in Siria nel 1930 sapremo che non sara’ vero perche’ sapremo quale era la sua esatta posizione nel 2015”, ha spiegato Roger Michel, direttore dell’istituto oxoniense. Il database sara’ pubblico, consultabile da tutti, i semplici curiosi, gli studiosi ma soprattutto dalle forze di polizia che in tutto il mondo combattono il traffico di reperti d’arte. L’archivio, oltre che online, sara’ gestito dall’ “Institute for the Study of the Ancient World” della ‘New York University’.