L’aviazione Usa allerta i bombardieri nucleari B52

Per la prima volta dalla fine della Guerra Fredda l’aviazione militare americana allerterà i propri bombardieri nucleari B52 perché siano pronti ad agire in Corea del Nord, se necessario, anche in 24 ore. I velivoli, secondo quanto riportato da alcuni media Usa che citano fonti del Pentagono, verranno dispiegati in modo da poter decollare ogni momento, con gli equipaggi posti in stato di emergenza in una base dell’Air Force in Lousiana. La mossa segue le parole del presidente americano Donald Trump che ha affermato come con il regime di Kim Jong-un bisogna essere “pronti a tutto“.

L’opzione militare

Quella diplomatica resta ancora la strada maestra per risolvere la crisi nella penisola coreana, ma l’amministrazione Usa ha più volte ribadito che sul tavolo restano tutte le opzioni, compresa quella militare. Secondo il ministro britannico degli Esteri, Boris Johnson, Trump ha “il dovere di prepararsi alla guerra” contro Pyongyang. Il capo del Foreign Office ha ricordato i rischi rappresentati dall’arsenale di Kim, che sarebbe in procinto di acquisire la capacità per colpire gli Stati Uniti trasformando in realtà “la sua minaccia di ridurre New York in cenere“. Allo stesso tempo Johnson ha affermato che nessuno vuole una “soluzione militare” della crisi e che è giusto lasciar aperta la via diplomatica con la Corea del Nord per evitare di arrivare a un conflitto.

L’alleato

La Corea del Nord, da parte sua, può contare su un potente alleato come la Cina. Pechino nelle ultime ore ha difeso l’interscambio commerciale in crescita con Pyongyang che, nel rispetto delle sanzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, non colpisce le “priorità umanitarie“. La Cina, ha detto in conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang, “attua con rigore” le sanzioni finalizzate a bloccare la corsa di Pyongyang al raggiungimento delle tecnologie nucleari e missilistiche. I dati di agosto diffusi dalle Dogane cinesi evidenziano che l’export verso la Corea del Nord è cresciuto del 31,4% su base annua, a fronte di importazioni cadute del 9,5%. I provvedimenti restrittivi dell’Onu, secondo la Cina, non proibiscono di trattare i beni fuori dalle sanzioni, come il settore alimentare, sulla convinzione poi che tali misure non debbano colpire la popolazione nordcoreana.

Sanzioni

Il Consiglio di Sicurezza ha messo al bando il 5 agosto l’acquisto di carbone e frutti di mare dalla Corea del Nord, con un’ulteriore estensione a vietare l’export di gas naturale e ridotto drasticamente quello di petrolio verso Pyongyang o l’acquisto di manufatti tessili dal Nord, una delle voci primarie del suo interscambio, sempre in risposta alla sesta detonazione nucleare del 3 settembre. “Il Consiglio di Sicurezza – ha rilevato Geng – ha messo in chiaro che le sue risoluzioni non devono avere impatti negativi su mezzi di sostentamento e beni e ne umanitarie”. La Cina, da ultimo, come misura ulteriore, ha ordinato la chiusura delle società nordcoreane e delle joint venture miste con capitali cinesi entro gli inizi del 2018.