La testimone chiave non andrà al Congresso

E'un uomo che non merita quanto gli sta accadendo”. Così il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si è espresso in conferenza stampa nei confronti di Brett Kavanaugh, il giudice da lui nominato per la Corte suprema a seguito dell'addio di Anthony Kennedy e finito sotto accusa per molestie sessuali (anche se, durante le varie audizioni al Senato, è stato ascoltato anche su altri temi, non ultimo il Russiagate). L'uomo è accusato da alcune donne, prima fra tutte Christine Blasey Ford, docente universitaria in California, le cui accuse stanno facendo vacillare la nomina sulla quale, invece, il presidente americano non intende retrocedere di un millimetro. Nelle scorse ore, il presidente della commissione Giustizia del Senato, il repubblicano Chuck Grassley, aveva aperto a una possibile testimonianza in aula della donna che, a dire suo e della consigliera presidenziale Kellyanne Conway, “merita di essere ascoltata”.

L'accusa

Al momento, però, sembra che Ford non abbia ancora accettato di presentarsi davanti alla Commissione, alla quale dovrebbe raccontare la natura delle sue accuse e i dettagli delle presunte molestie commesse da Kavanaugh nei suoi confronti. Cosa che lo stesso Trump si augura faccia: “Speriamo che la donna si faccia avanti e spieghi il suo caso davanti ai rappresentanti del Senato degli Stati Uniti. E poi voteranno”. Un'udienza che, in caso di una sua presenza, potrebbe davvero rivelarsi decisiva non solo per l'eventuale nomina di Kavanaugh alla Corte suprema ma anche per la stabilità interna del Gop. Le accuse di Ford fanno capo a un episodio che sarebbe avvenuto nel 1982 quando l'uomo (all'epoca uno studente), ubriaco, si sarebbe tolto i vestiti e avrebbe tentato di assalirla in un sobborgo del Maryland, accusa che Kavanaugh ha sempre fermamente negato definendola “falsa”. Una versione che, vista anche la reticenza della donna a testimoniare di persona, ha iniziato a far presa fra alcuni senatori repubblicani, tra i quali John Cornyn.

Le lettere

Quasi a scanso di equivoci sull'attendibilità di Blasey Ford, una lettera firmata da 24 donne, ex compagne di college della donna, è stata inviata al Congresso per ribadire “l'onestà, l'integrità e l'intelligenza della donna che ha accusato il candidata della Corte Suprema Brett Kavanaugh di averla molestata sessualmente”, ribadendo il loro sostegno alla compagna nel suo “portare avanti la questione”. Le donne, citate dalla Cnn, scrivono inoltre che la decisione di Ford di rendere pubblica la sua esperienza “non è un atto partigiano ma di dovere civico”. Successivamente, i legali della donna hanno inoltrato una lettera al Senato (riportata ancorda dalla Cnn), nella quale hanno spiegato di auspicare “un'indagine completa da parte delle Forze dell'ordine garantirà che i fatti e i testimoni cruciali di questa vicenda siano valutati in modo non partigiano e che il Comitato sia pienamente informato prima di dirigere un'udienza o di prendere qualsiasi decisione”.