La Slovacchia scopre la ‘ndrangheta

Il volto del premier slovacco con tanto di coppola stampato su una bandiera tricolore e la scritta: “Fico Al Capone“. Serpeggiavano rabbia e paura fra le persone scese in strada a Bratislava dopo l'uccisione del giornalista investigativo Jan Kuciak per il quale sono stati arrestati 7 italiani riconducibili alla 'ndrangheta.

Pizza e mafia

La giovane repubblica, che in passato ha già conosciuto l'incubo del totalitarismo comunista, oggi scopre le inflitrazioni della mafia calabrese e guarda con maggior sospetto la comunità italiana presente sul suo territorio. Ducentocinquanta imprese del Bel Paese che rendono la Slovacchia la nostra terza comunità economica in Europa. Tanta brava gente (la maggior parte) e qualche mela marcia che però fa sempre più rumore. “Questa storia è un disastro – confida al Corriere un italiano emigrato – tanti anni di lavoro e ora passiamo tutti per pizza, mandolino e Corleone”. Come in Germania, qualche centinaio di chilometri a ovest, dove la notte fra il 14 e il 15 agosto andò in scena la “strage di Duisburg“. Un regolamento di conti inquadrato nella faida di San Luca in Locri nella quale rimasero uccise 6 persone. Fu il primo vagito europeo della “malapianta”.

La via dell'est

Oggi sulla 'ndrangheta anche a livello comunitario c'è più consapevolezza. La mafia calabrese ha negli anni, e in modo silenzioso, soppiantato il giro d'affari di una Cosa Nostra sfiancata dalla guerra allo Stato iniziata dal clan dei Corleonesi. La criminalità organizzata italiana ha da tempo perso la via dell'Est Europa. Nell'ultima relazione semestrale sull'attività svolta, la Dia indica la “rotta dei Balcani“, come uno dei canali vie su cui si sviluppano i traffici delle mafie italiane. La Bulgaria, segnala la Dia nel rapporto sui primi sei mesi d'attivita' del 2017, “funge da cerniera tra l'Est Europa e l'Occidente, risultando al centro di diversi traffici illeciti, specie di stupefacenti, ma e anche oggetto di interesse da parte di consorterie italiane per il reinvestimento di capitali illeciti tramite attivita finanziarie”. Nell'ambito di un'inchiesta su un traffico di sostanze stupefacenti, nei primi mesi del 2017 e stato avviato uno scambio info-investigativo con le forse di polizia della Bulgaria. Per quanto riguarda la Repubblica Slovacca, teatro dell'omicidio che sta investendo le autorità di governo locali, gli inquirenti italiani sottolineano che “i nuovi sbocchi commerciali determinatisi a seguito della globalizzazione dei mercati potrebbero attirare verso alcuni Paesi dell'Est europeo, tra cui la Repubblica Slovacca, le mire espansionistiche delle organizzazioni criminali di matrice italiana, sempre alla ricerca di 'mercati nuovi' per poter riciclare proventi illeciti” ed è proprio nel Paese balcanico che si trovano le tracce della mafia calabrese. Lo scambio info-investigativo con il collaterale slovacco- scrive la Dia – ha riguardato societa e soggetti collegati ad un'organizzazione legata alla 'ndrangheta, dedita al riciclaggio attraverso transazioni finanziarie all'estero”.

Gli arresti

Per l'omicidio di Kuciak è stato fermato Antonino Vadalà, imprenditore al centro del reportage del giovanissimo giornalista che scriveva degli affari della criminalità organizzata italiana con i fondi europei in Slovacchia. Fra gli arresti figurano anche il fratello Bruno, e un altro familiare: Sebastiano Valadà. Stesso provvedimento Diego Rodà, Antonio Rodà, Pietro Catroppa, e Pietro Catroppa.