La Romania pronta a spostare l'ambasciata

Aormai 4 mesi dal riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello stato d'Israele da parte di Donald Trump, arrivano i primi rumors che vorrebbero un Paese dell'Unione europea pronto a seguire l'esempio (anche se ancora il passo non è stato definitivamente compiuto) degli Usa, ossia trasferire l'ambasciata da Tel Aviv alla Città santa. Il Paese in questione, che sarebbe poi il primo fra quelli europei, è la Romania: la premier Viorica Dancila, infatti, ha proposto al suo gabinetto un risoluzione, ancora sotto forma di bozza, nella quale erano tracciate tutti i vari step che avrebbero portato al trasferimento, la cui approvazione dovrà necessariamente passare dal Consiglio dei ministri. Che la cosa sia in atto e veriteria, a ogni modo, la reazione da parte del ministro degli Esteri di Israele, dettosi in attesa di aggiornamenti ufficiali da Bucarest.

L'annuncio Usa

Qualora dovesse realmente seguire la strada del trasferimento, la Romania sarebbe il terzo Paese a seguire l'esempio degli Stati Uniti, dopo le nazioni centramericane Guatemala e Honduras. Il premier israeliano, Netanyahu, si è sempre detto speranzoso che altri Paesi decidessero di seguire le orme degli Usa i quali, per bocca del loro presidente, hanno fatto sapere che la loro ambasciata arriverà presto entro le mura di Gerusalemme (probabilmente a maggio). Una decisione, questa, che aveva scatenato i giorni d'ira della comunità musulmana e, di fatto, creato non poche tensioni fra in Occidente: l'Ue, in particolare, si era in buona parte disconnessa ripsetto alla firma posta da Trump, mantendosi su una posizione dunque di opposizione con tanto di reazione stizzita da parte dell'ambasciatrice americana alle Nazioni unite, Nikki Haley.

Decisioni e astensioni

L'Unione europea, in sede di risoluzione Onu, aveva dichiarato che “ogni decisione e azione che mira ad alterare il carattere, lo status o la composizione demografica della Città Santa di Gerusalemme non ha effetto legale, è nulla e non è valida”, lasciando chiaramente intendere la propria contrarietà al riconoscimento della Città santa come capitale israeliana, il futuro della quale sarebbe potuto essere deciso solo nell’ambito di negoziati diretti tra israeliani e palestinesi. Un'idea che ha perlopiù incontrato riscontri positivi nel momento in cui il Tycoon ha annunciato il riconoscimento della città come capitale d'Israele, con appena due Paesi pronti a dargli immediata ragione e l'Assemblea generale dell'Onu in buona parte concorde nel condannare la decisione. In questa “buona parte”, però, non rientrava la Romania la quale figurava fra i 35 Paesi astenuti dalla risoluzione e, in sostanza, incarnava quella parte di Unione propensa ad avvallare la scelta del presidente americano.